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Ora tocca a squadra e programmi: lo schema del governo Draghi

Il premier incaricato lunedì avvierà un secondo giro di consultazioni: adesso si entra nel vivo. Impazzano i nomi per il toto-ministri. Tra incognite e rumors, ecco cosa può accadere

Ora tocca a squadra e programmi: lo schema del governo Draghi

Finita la prima fase dei colloqui preliminari con i partiti, Mario Draghi lunedì pomeriggio farà partire il secondo giro di consultazioni. Con le forze politiche si entrerà nel merito delle questioni, affrontando quelle che saranno le fondamenta dell'azione di governo che caratterizzerà la lotta al Coronavirus, la gestione del Recovery Fund e della campagna di vaccinazione. Appuntamenti cruciali che il nostro Paese non può permettersi di fallire e per cui la relativa amministrazione verrà affidata - a meno di clamorosi ripensamenti dell'ultimo minuto - all'ex governatore della Banca centrale europea. Che lunedì incontrerà le "piccole" delegazioni delle Minoranze linguistiche, del Maie, di Azione/+Europa, Noi con l'Italia, Centro democratico e le Autonomie.

Martedì sarà invece il turno dei big: si inizia con il gruppo degli Europeisti (alle ore 11.00), per poi passare a Leu (11.45) e Italia Viva (12.30). Infine toccherà a Fratelli d'Italia (13.15), Partito democratico (15.00), Forza Italia (15.45), Lega (16.30) e Movimento 5 Stelle (17.15). L'obiettivo principale è accelerare e non perdere tempo perché, come ribadito dal capo dello Stato Sergio Mattarella, serve il prima possibile un esecutivo "nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo". C'è chi scommette sulle tempistiche: la lista dei ministri potrebbe esserci mercoledì e il giuramento, al più tardi, nella mattinata di giovedì. Comunque non sono da escludere ostacoli in corso d'opera: far combaciare gli ingranaggi e soddisfare le richieste dei singoli partiti non sarà affatto facile e scontato. Sul programma, non a caso, occorrerà fare un lavoro eccezionale di sintesi.

Il toto-ministri

Comunque va detto che i veti stanno progressivamente cadendo da parte dei protagonisti in campo. Vi abbiamo già parlato dello schema di base che avrebbe in mente l'ex numero uno della Bce: un mix di figure tecniche e politiche, personalità capaci e competenti scelte direttamente da "Super Mario". La composizione potrebbe essere di un ministro per ogni forza a sostegno del governo, forse due per i partiti maggiori. In tal modo lo scacchiere tecnico finirebbe in minoranza rispetto a quello politico. A creare caos nel Partito democratico è stata la mossa di Matteo Salvini, che ha annunciato la volontà di dare l'ok a Draghi poiché è emersa la presenza "di un percorso interessante" per l'Italia.

Iniziano a spuntare i primi profili per il toto-ministri. Per il Carroccio si fanno i nomi di Giancarlo Giorgetti e di Giulia Bongiorno, ma anche dell'ex ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. In quota Forza Italia si ipotizza il coinvolgimento del vicepresidente Antonio Tajani. Senza dimenticare tre figure femminili già ministre: Anna Maria Bernini, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. "Allo stato, però, è prematuro parlare di nomi", mette le mani avanti un forzista.

Per il M5S resta da sciogliere il nodo Giuseppe Conte: entrerà a far parte della squadra? Dalle sue parole dette nel vertice grillino, il responso sembra essere negativo: "Al momento non è importante sapere se io farò parte del governo". Ma, ovviamente, nulla è scontato soprattutto in queste ore frenetiche. Gli assi pentastellati sono Stefano Patuanelli e Stefano Buffagni. Sul fronte del Pd non si esclude un ingresso addirittura del segretario Nicola Zingaretti, ma si punta pure su Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Liberi e uguali cercherà di giocarsi la carta Roberto Speranza, auspicando nella conferma alla Salute. Se la scelta dovesse cadere su un tecnico, allora si potrebbe virare su Rocco Bellantone (direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma) o su Antonella Polimeni (ex preside della facoltà di Medicina dell'Università Sapienza).

In pole per Italia Viva c'è Teresa Bellanova, ma nel segno della discontinuità tanto chiesta dai renziani si potrebbe pretendere Ettore Rosato o Maria Elena Boschi. Tra i partiti minori potrebbe spuntarla Bruno Tabacci, presidente di Centro democratico. Vi sarebbe poi una sorpresa: stando a quanto riferisce l'Adnkronos, si fa il nome di Emma Bonino. La senatrice e leader di +Europa può vantare un rapporto di antica amicizia e stima con Draghi.

Quanto ai tecnici, soprattutto quelli economici, è possibile che l'ex governatore della Bce possa spingere su una squadra di sua fiducia. Una carta quasi certa sembra essere quella di Marta Cartabia, presidente emerita della Corte costituzionale, alla Giustizia. Da non escludere la permanenza di Luciana Lamorgese al Viminale. Per il Ministero dell'Economia continuano a prendere quota Fabio Panetta (membro del board della Banca centrale europea) e Carlo Cottarelli; rimbalzano anche i nomi di Dario Scannapieco (vicepresidente della Bei), dell'economista Lucrezia Reichlin e di Luigi Paganetto (vicepresidente di Cassa Depositi e Prestiti). Al Lavoro potrebbe finire Enrico Giovannini, portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.

Allo Sviluppo economico potrebbe concorrere Andrea Prencipe, Rettore dell'Università Luiss Guido Carli.

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