«Sgombero con la massima urgenza di tutte le strutture ricettive e degli alloggi già occupati da immigrati nelle località turistiche e desistere dal procedere a nuove allocazioni». Con una lettera che non lascia spazio a interpretazioni, il governatore veneto Luca Zaia ha invitato i prefetti a non smistare più migranti e richiedenti asilo nelle spiagge e nei siti termali della Regione e a liberare gli alberghi requisiti, alla vigilia di una stagione estiva che parte in salita in virtù della pubblicità negativa che questa emergenza fa ricadere sull'Italia. Zaia, nella sua missiva, ha ricordato che il Veneto è la prima Regione turistica d'Italia e la sesta d'Europa, con 63 milioni di presenze (pari al 15% del volume nazionale), con 17 miliardi di fatturato annuo compreso l'indotto, con 420mila occupati nel settore, e con un contributo dell'8% all'intero Pil regionale.
Il governatore ed ex ministro leghista ha confermato la linea realista, spezzando un'altra volta il circuito mediatico dell'ipocrisia e raccogliendo le proteste di cittadini e imprenditori. Giovedì scorso, infatti, il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, aveva lanciato un appello pubblico contro la localizzazione dei profughi nei territori balneari, definendolo «un colpo mortale alle speranze di ripresa». La denuncia era partita dall'ipotesi che alcuni proprietari immobiliari potessero decidere di stipulare convenzioni con le prefetture piuttosto che tenere le proprie abitazioni sfitte. Il sindaco di Eraclea, Giorgio Talon, aveva lamentato le «segnalazioni di disdette» dopo l'arrivo di 110 immigrati, spesso lasciati soli di notte nel centro turistico. Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, aveva chiesto che la cittadina fosse «lasciata in pace: se dovessero arrivare altri migranti, nascerebbero forti problemi per la stagione turistica che è partita tra alti e bassi». Per questo motivo Zaia ha convocato un vertice a Venezia lunedì.
Si tratta, quindi, della prima mossa ufficiale da parte di un'istituzione. Nei giorni scorsi alcuni sindaci dell'Alto Jonio Cosentino avevano protestato contro le decisioni dei prefetti e del ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Ma la Regione Calabria non ha dato loro soddisfazione. Né, tantomeno, il governatore siciliano Rosario Crocetta ha mai preso sul serio le lamentele dei lampedusani. Che dire, poi, di Roma e della Milano di Expo, letteralmente «invase» dagli immigrati? L'ultimo grido di dolore ieri proveniva da Ventimiglia, località ligure al confine con la Francia. Respinti dalla Gendarmerie che controlla i treni diretti oltralpe, gli immigrati bivaccano nella stazione imperiese. «Sono un problema e in centro la loro presenza comincia ad avvertirsi», ha dichiarato il sindaco Enrico Ioculano ricevendo l'immediata solidarietà del governatore Giovanni Toti che ha già scritto ai prefetti liguri per sospendere l'arrivo di nuovi immigrati.
«Il governo Renzi si sta trasformando nel tour operator dei clandestini, con stazioni ferroviarie e località turistiche che invece di accogliere turisti vedono bivaccare gli immigrati», ha commentato Elvira Savino (Fi), aggiungendo che «l'Europa continua a tergiversare, a testimonianza che Renzi è incapace di farsi valere».
Lo stesso tono usato dal vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Fi) per quanto riguarda Roma e Milano. «Sono diventate le capitali del degrado», ha chiosato evidenziando la necessità di «un'azione che impieghi anche le forze armate perché la situazione sta diventando degna di un sobborgo del terzo mondo».