Orbán a Salvini: basta green. E studia un blocco anti Kiev

Un'ora di colloquio tra il leghista e il leader magiaro che sta lavorando a un asse con Praga e Bratislava contrario agli aiuti europei all'Ucraina

Orbán a Salvini: basta green. E studia un blocco anti Kiev
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Un'ora di colloquio "affettuoso", ma denso di significati politici. Matteo Salvini e Viktor Orbán si incontrano al ministero delle Infrastrutture per un vertice che, più che istituzionale, ha il sapore di una riunione tra alleati. I due leader, uniti nel gruppo europeo Patrioti per l'Europa, riaffermano la sintonia su immigrazione, sovranità e opposizione al Green Deal, definito da entrambi "un errore strategico che indebolisce l'economia reale e le imprese".

"È sempre bello stare con un collega patriota scrive Orbán su X . Siamo uniti nella difesa delle nostre nazioni e nella costruzione di un'Europa forte di Stati sovrani". Parole che riassumono lo spirito dell'incontro, incentrato anche sul tema delle grandi opere: Salvini mostra a Orbán il plastico del Ponte sullo Stretto e lo invita all'avvio dei cantieri nel 2025. "Un progetto che suscita interesse e curiosità anche a livello internazionale", spiegano dallo staff del ministro.

Dietro i sorrisi, però, la visita di Orbán a Roma ha un valore politico più profondo. Il premier ungherese sta lavorando alla costruzione di un asse con Repubblica Ceca e Slovacchia per creare un blocco contrario al sostegno europeo all'Ucraina. Il suo consigliere Balázs Orban parla apertamente di "alleanza per la pace", con la possibilità di usare il diritto di veto nel Consiglio Ue per bloccare nuovi pacchetti di aiuti militari e finanziari a Kiev.

Una linea che stride con quella ufficiale di Bruxelles e con quella del governo italiano e che mette in imbarazzo diversi governi europei. Salvini, da tempo critico verso le sanzioni e l'impatto economico del conflitto, trova nel leader magiaro un interlocutore vicino alla propria visione.

Il legame tra i due non è nuovo. Lo scorso marzo Orbán consegnò a Salvini il premio Hunyadi "per la difesa dei valori europei e contro l'immigrazione clandestina", e in un video al congresso della Lega lo definì "un eroe che difende i confini". Un'intesa rinsaldata a Pontida e Madrid, nelle convention dei Patrioti europei insieme a Marine Le Pen, Geert Wilders e Santiago Abascal. Da anni Salvini e Orbán condividono la stessa battaglia contro l'immigrazione illegale e la centralizzazione di Bruxelles.

L'incontro romano accende il dibattito politico. "L'Unione europea è fondamentale e va rafforzata ricorda Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati . Orbán persegue legittimamente l'interesse del suo Paese, ma le sue posizioni non sono quelle del centrodestra italiano". Più dura la segretaria del Pd Elly Schlein, che parla di "viaggio dai contorni preoccupanti", chiedendo al governo Meloni di "difendere i valori europei e la libertà di stampa".

Proprio i media sono finiti al centro di una coda velenosa, con il governo ungherese che ha attaccato La Repubblica accusandola di aver "manipolato" un'intervista al premier. "Fake news per screditare chi sostiene la pace", scrive su X Balázs Orban, consulente politico ma non parente del leader ungherese, mentre il quotidiano replica: "Non prendiamo lezioni di giornalismo da nessuno".

La forza divisiva del premier ungherese insomma continua a fare discutere. Per Salvini, comunque, resta un alleato strategico: "Con Viktor condividiamo la difesa dell'identità e la voglia di un'Europa diversa", spiega il leader leghista.

Antonio Tajani però in serata torna a

puntualizzare: "La linea in politica estera dell'Italia la esprime il presidente del Consiglio e la esprime il ministro degli Esteri. Le altre posizioni sono posizioni individuali, ma la linea politica del governo è chiara".

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