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Orbán sta con la Polonia e attacca la Ue. Ed è febbre anti-Europa anche in Francia

Orbán sta con la Polonia e attacca la Ue. Ed è febbre anti-Europa anche in Francia

Orbán sta con la Polonia e attacca la Ue. Ed è febbre anti-Europa anche in Francia

Dopo la Polonia, la Francia? È una scossa pesante alle fondamenta dell'Unione europea, ma rischia di scatenare un terremoto la sentenza del 7 ottobre pronunciata dalla Corte Costituzionale polacca. I giudici di Varsavia, che agiscono sotto l'influenza politica del partito di governo, il PiS del premier polacco Mateusz Morawiecki, artefice delle nomine di 10 dei 14 componenti della Corte, hanno aperto lo scontro su un principio cardine dell'Unione europea: la superiorità del diritto europeo sul diritto nazionale. E adesso la stuzzicante e pazza idea di non dover subire la «supremazia europea» sta facendo breccia non solo fra i Paesi sovranisti come l'Ungheria di Viktor Orbán o la Slovenia di Janez Jana, ma anche nella Francia del super-europeista Macron, che tra sei mesi andrà alle urne per confermare o spodestare il suo presidente.

I candidati in corsa per l'Eliseo, anche nella destra «moderata», non rigettano del tutto il principio e in alcuni casi lo difendono in pieno, come ha fatto ieri il sovranista Orbán, secondo cui «il primato del diritto dell'Ue dovrebbe applicarsi solo nelle aree in cui l'Unione ha competenza. E il quadro è stabilito nei trattati istitutivi dell'Ue». Per il premier ungherese la sentenza polacca è dovuta «alle cattive pratiche delle istituzioni europee, che non rispettano il principio di sussidiarietà e cercano di deprivare i diritti degli Stati membri, con la furtiva estensione dei poteri e senza emendare i Trattati». Bruxelles, è il senso, si allarga fino a dove non può, conclusione che l'Ue ha già rigettato, minacciando di usare «tutti i poteri» per difendere il primato del diritto europeo.

Ma se la posizione di Orbán non desta sorprese, stupisce invece il fermento che la sentenza ha creato a Parigi. Mentre il governo denuncia «l'attacco gravissimo contro la Ue», la principale sfidante di Macron, Marine Le Pen, cavalca la nuova battaglia, dopo aver rinunciato all'idea di uscire dall'Unione europea e abbandonare la moneta unica. «Affermando il primato della sua legge costituzionale sulla legislazione europea, la Polonia esercita il suo diritto legittimo e inalienabile alla sovranità», ha spiegato la leader dell'estrema destra e candidata presidenziale del Rassemblement National, che promette di inserire il principio in Costituzione se arriverà all'Eliseo. Ancora più a destra di Le Pen, la insidia anche su questo, oltre che nei sondaggi e in famiglia, il possibile sfidante Eric Zemmour, editorialista e saggista non ancora candidato ufficiale ma sostenuto da papà Jean Marie Le Pen. In un comunicato Zemmour denuncia «il colpo di Stato federalista contro la Polonia», convinto che sia «tempo di restituire al diritto francese la sua primazia sul diritto europeo». Come se non bastasse, anche il conservatore Xavier Bertrand, in corsa per l'Eliseo, propone di introdurre in Costituzione «un meccanismo di salvaguardia degli interessi superiori della Francia». «Quando sono in gioco - spiega l'ex ministro ed ex «républicain» - la sovranità popolare deve prevalere».

In attesa che il centrodestra moderato dei Républicains scelga il candidato alle presidenziali al Congresso che dovrebbe svolgersi il 4 dicembre, ad avvertire del rischio che la questione monti, trasformandosi in Polexit (l'uscita della Polonia dalla Ue) e chissà se in Frexit (la exit della Francia), è l'ex capo negoziatore europeo per l'uscita di Londra dalla Ue, Michel Barnier, in corsa fra i Repubblicani, convinto della necessità di una «sovranità giuridica», anche se solamente sulla materia immigrazione: «Se non cambiamo nulla, ci saranno altre Brexit».

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