Coronavirus

Ormai il distanziamento è tra le regole e la realtà

La storia siamo noi. E anche la cronaca. Siamo noi che decidiamo che certe cose non hanno più senso.

Ormai il distanziamento è tra le regole e la realtà

La storia siamo noi. E anche la cronaca. Siamo noi che decidiamo che certe cose non hanno più senso. Come il coprifuoco, che nemmeno sarebbe corretto chiamare così ma ormai ci siamo abituati a questa parola ferrigna che sa di guerra e di privazioni. Quando tra qualche giorno, forse tra una settimana, il divieto di circolare tra le 22 e le 5 senza giustificato motivo sarà rimosso o per lo meno accorciato, ciò avverrà in netto ritardo rispetto ai comportamenti collettivi che di fatto il coprifuoco lo rispettano sempre di meno.

Basta circolare per le strade di qualsiasi città italiana la sera, ancora di più il venerdì o il sabato. Strade affollate meno di quanto accadeva nella VN (vecchia normalità) e di quanto accadrà nella sperabilmente imminente NN (nuova normalità) ma più di quanto prescrive la legge e il senso civico. I bar e i ristoranti chiudono alle 22 ma con piccoli sforamenti tollerati dalle forze dell'ordine e incoraggiati dagli stessi clienti, che non hanno nessuna intenzione di schiodare dal tavolino all'aperto in cui succhiano pigri il ghiaccio sciolto dell'ultimo Spritz o leccano il cucchiaino con lo zucchero che ha addolcito la tazzina dell'espresso.

Il coprifuoco gli italiani lo hanno abrogato da tempo nella loro testa. Nelle case si fanno cene affollate ben oltre la contabilità dei Dpcm e non ci spreoccupa più nemmeno del vicino spione. Sui mezzi di trasporto i passeggeri iniziano a occupare sporadicamente i posti vietati senza suscitare riprovazione nei compagni di viaggio. Per strada folle di passanti sono tornate a riempire ogni spazio agibile, senza preoccuparsi se qualcuno taglia la strada, al massimo infastidendosi se non indossa la mascherina. Qualche giorno fa una pioggia battente ha sorpreso davanti ai nostri occhi una folla sbevazzante ai tavolini dei locali di corso Garibaldi e tutti si sono allegramente riparati nel mezzo metro coperto dalle tettoie o dalle tende, in allegri assembramenti blandamente alcolici che sembravano i titoli di coda del distanziamento sociale.

Il distanziamento davvero rispettato, oggi, qui, è quello tra i comportamenti collettivi e le prescrizioni del governo, che ormai appaiono superate. Non perché il Covid sia stato sconfitto, anche se grazie ai vaccini la vittoria della nostra guerra appare ogni giorno più vicina. Ma perché è finita la voglia dei cittadini di combatterla a colpi di privazioni e quella delle autorità di farlo a colpi di repressione. Certo, chi ci governa sembra animato dal timore che rimuovere i divieti troppo presto e tutti insieme venga scambiato per un tana liberi tutti. Ma ormai anche il più ipocondriaco tra noi sa che se torna a casa alle 22, alle 23 o quando gli pare non cambierà il suo destino.

È ora che chi decide (i politici) si adegui a chi ha già deciso (la gente).

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