Cronache

Otto italiani su 10 sono potenziali evasori fiscali

Il sondaggio choc di Ipsos. E in Parlamento si torna a parlare di proroga sulle cartelle

Otto italiani su 10 sono potenziali evasori fiscali

Otto italiani su 10 sono potenzialmente evasori, perché non ci sono controlli efficaci (anche se non sarebbe questo il motivo principale che spinge all'evasione) e i servizi pubblici erogati non sono all'altezza delle tasse corrisposte all'erario per tre italiani su quattro. È questo il risultato di un sondaggio choc commissionato a Ipsos dal Centro studi Fiscal Focus, nel giorno in cui in Parlamento si torna a parlare dell'ennesima pace fiscale, invocata a gran voce dal centrodestra. Stando ai dati del ministero delle Finanze, nel 2019 l'evasione fiscale in Italia sarebbe stata pari a 80,6 miliardi di euro. Per il direttore del Centro studi Antonio Gigliotti il risultato non deve sorprendere: «Ogni giorno, soprattutto dopo due anni di incertezze provocate dalla pandemia, decine di migliaia di professionisti e piccoli imprenditori si chiedono se sia più opportuno pagare le tasse o i costi fissi dell'azienda, inclusi quelli per l'acquisizione di nuovi clienti che sono necessari per alimentare un flusso di cassa positivo. Ormai c'è un clima culturalmente e politicamente avverso all'impresa e che sta delegittimando anche a livello normativo con adempimenti fiscali a catena ed una vera e propria vessazione fiscale chi oggi ha ancora voglia di fare l'imprenditore nella vita».

D'accordo anche il commercialista Gianluca Timpone, che osserva: «Ad oggi circa il 50% dei richiedenti i benefici del saldo e stralcio e rottamazione ter sono risultati decaduti e sono in attesa di una eventuale ripescaggio». Parliamo di almeno 800mila cartelle, per un controvalore che si aggira sui 4 miliardi. D'altronde, è chiaro che con due anni di pandemia alle spalle e uno stato d'emergenza prolungato al 31 marzo una nuova pace fiscale sembra l'unica opzione possibile. Non parliamo di evasori, chiariscono sia Gigliotti sia Timpone, ma di «lavoratori autonomi che a causa della sensibile contrazione dei propri ricavi anche a cause delle continue e forzate chiusure imposte dallo stato sono stati costretti a saltare le rate arretrate». Con una beffa ulteriore. Per colpa delle azioni esecutive che l'Agenzia delle Entrate può già mettere in campo, come ha già scritto Il Giornale, in tanti si sono visti conti bloccati, stipendi pignorati, immobili ipotecati e fermi amministrativi a pioggia. «L'Erario aggredisce le nuove entrate, necessarie per sopravvivere. Ecco perché sono urgenti misure tampone per evitare il fallimento fiscale di imprese e professionisti», ammonisce Timpone. Anche perché un'impresa che salta è una risorsa in meno per sostenere la spesa pubblica, soprattutto in questa fase in cui l'Europa sembra voler tornare a fare la voce grossa su fiscal compact e debito pubblico, proprio nel giorno in cui lo Stato rende noto che le entrate tributarie e contributive nel primi 11 mesi del 2021 sono aumentate del 9,7% (+58.691 milioni di euro) rispetto all'analogo periodo del 2020.

«Per evitare una decadenza di massa delle cartelle scadute lo scorso 14 dicembre ci vuole una nuova pace fiscale», sottolinea l'avvocato Claudio Defilippi, che assiste alcuni imprenditori vittime della tagliola dell'Erario e che denuncia la non impugnabilità dell'estratto di ruolo, decisa dal governo lo scorso 21 dicembre.

«Ci sarà una valanga di ricorsi alla Corte costituzionale contro questa decisione», annuncia Defilippi.

Commenti