Perché i commercianti non possono riposare nei giorni di festa? È un dilemma che assilla da tempo il candidato premier. Se l'era già posto lo scorso aprile, sulla scia delle polemiche per l'apertura pasquale dell'outlet di Serravalle, ieri è tornato ad insistere sulla proposta di legge, già approvata alla Camera dei Deputati e ferma in Senato, per la chiusura dei negozi durante le festività. Non propriamente una ricetta per spingere l'economia, soprattutto in periodi come quello natalizio, in cui i consumi crescono e la gente ha più tempo a disposizione per lo shopping. Ma guai ad insinuare che tenere giù le saracinesche quando la gente non lavora non è esattamente quello che ci vuole per far decollare le vendite. «È una proposta pensata per le famiglie, non di certo per penalizzare l'economia», taglia corto Di Maio replicando al centrodestra da sempre a favore dell'apertura dei negozi nei giorni di festa. Anche Beppe Grillo si sente in dovere di intervenire twittando contro quella che considera «l'ultima follia del centrodestra»: «Sta contro i piccoli commercianti e le famiglie».
Il pentastellato fa un appello a tutte le forze politiche affinché prima di Natale e prima della fine della legislatura, magari tra uno ius soli e un biotestamento, il Senato approvi la proposta di legge a prima firma Michele Dell'Orco che «dice una cosa molto semplice: tutte le famiglie hanno diritto al riposo, anche quelle che posseggono o gestiscono esercizi commerciali». Un'azione dirigista, quella di Di Maio, che se da una parte strizza l'occhio al Vaticano, tanto che è lui stesso a sottolineare come anche la Conferenza episcopale italiana così attenta alle esigenze delle famiglie sostenga questa loro proposta, dall'altra ammicca ai negozianti, nonostante in realtà nessuno li obblighi a rimanere aperti. Non è un dettaglio che proprio in questi giorni Di Maio sia impegnato in un tour elettorale nelle regioni del Nord, che hanno grande peso sull'economia del nostro Paese, dove sta incontrando associazioni di categoria, organizzazioni del commercio e comitati di cittadini per accrescere il consenso in vista delle politiche.
Il candidato premier in pectore del M5S spiega la proposta in un post su Facebook, poi rilanciato dal blog di Grillo: «Prevede che su dodici giorni festivi all'anno sei devono essere di chiusura per i negozi. Questi giorni devono essere contrattati fra associazioni di categoria e i Comuni ma garantiscono che il 25 per cento degli esercizi commerciali 0a rotazione deve restare aperto. Approvando questa legge si istituirebbe, inoltre, un fondo per il sostegno delle piccole imprese del commercio». Per Di Maio le «sciagurate» liberalizzazioni di Monti e Bersani hanno fallito e minano la serenità domestica: «I negozi sempre aperti dal lunedì alla domenica senza rotazioni e senza possibilità di chiusura hanno massacrato le famiglie degli esercenti che non si riposano più. I bimbi devono crescere a contatto con i loro genitori. Famiglie più felici sono la premessa di un'Italia più forte».
Ci pensa il senatore e sottosegretaro agli Esteri Benedetto Della Vedova a difendere le liberalizzazioni con un tweet: «Concorrenza crea lavoro, stipendi, qualità accessibile a prezzi bassi per tutte le famiglie».
E i commercianti cosa pensano? Per Confesercenti non serve una legge che preveda in modo generalizzato sei giorni di chiusura per tutti. Il tema «va affrontato capendo quali siano le vere esigenze dei consumatori. Laddove c'è veramente l'esigenza di dare un servizio a favore dei turisti si può stare sempre aperti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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