Padoan gela il premier e chiede aiuto a Draghi

Il ministro ammette che l'ottimismo di Renzi sulla crescita è fuori luogo: "Le riforme daranno benefici fra 2 anni. Ma anche la Bce deve impegnarsi"

Padoan gela il premier e chiede aiuto a Draghi

«Sfortunatamente, ci siamo tutti sbagliati» a fare i conti, in Italia e fuori: «Per il 2014 ci aspettiamo una crescita molto inferiore a quanto era stato previsto». Sull'ottimismo che Palazzo Chigi (o Pontassieve, visto che il premier è per qualche giorno in vacanza) lascia trapelare ieri è arrivata ieri una doccia fredda del ministro dell'Economia. Pier Carlo Padoan, intervistato dalla Bbc, frena le aspettative: «Le riforme sono efficaci sulla crescita ma ci vuole tempo, non bastano pochi trimestri per vederne l'effetto», avverte. «Sono più che sicuro che quelle che stiamo mettendo in campo porteranno benefici nel medio termine, ovvero nei prossimi due anni», ha continuato Padoan: «risentiamoci tra 18 mesi e vediamo cosa è successo». Il ministro difende l'operato del governo, e striglia i precedenti: «È vero che il percorso delle riforme in Italia non è stato brillante ma il governo attuale è differente dagli altri proprio per questo. Noi stiamo lavorando proprio per farle e renderle effettive».

Poi una esplicita richiesta rivolta a Mario Draghi: «Quello che vorrei vedere è che tutti facciano la loro parte, che vuol dire per la Bce essere coerente nel portare l'inflazione nuovamente vicina al 2%, che è una cifra ragionevole, e molto lontana dai livelli attuali». Un richiamo forte, che un esponente di rilievo del governo Renzi spiega così: «Ormai il nodo sta arrivando al pettine: lo scontro vero dei prossimi mesi sarà proprio sul ruolo della Bce, che è utilissima per tenere sotto controllo lo spread ma ora, con la decrescita che attanaglia l'intera Unione europea, non può più limitarsi a quello e deve intervenire con politiche attive per la crescita».

Sul Consiglio dei ministri del 29 agosto si concentrano ora le attese di quel «Big Bang» promesso da Matteo Renzi. Una data non casuale, perché precede di poche ore quel Consiglio europeo del 30 agosto nel quale il premier vuole non solo chiudere il capitolo delle nomine Ue portando a casa l'investitura di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera, ma anche dimostrare ai partner europei che con il suo governo l'Italia ha davvero imboccato la strada di quelle riforme strutturali che la comunità internazionale chiede con insistenza e in fretta, come ha spiegato Draghi nel suo vis a vis col premier. Che infatti ha accelerato e rimesso mano all'agenda del 29. Anche se Renzi non vuol neppure sentir parlare di «commissariamento» ancorché soft dell'Italia, né di riforme sotto dettatura. «La Troika da noi? Mi pare più facile che presto una Troika composta da Fmi, Usa e Cina vada a Bruxelles e chieda conto del perché l'economia Ue è l'unica che resta bloccata e anzi arretra», chiosa con una battuta una fonte di governo.

In vista del Consiglio del 29 il premier ha già rimesso mano al testo del cosiddetto dl Sblocca Italia. Inserendovi, come anticipava ieri il Messaggero , un potenziamento del ruolo della Cassa depositi e prestiti «a supporto dell'economia», sul modello della KfW tedesca: l'idea è quella di introdurre una garanzia dello Stato sulle attività della società pubblica presieduta da Franco Bassanini, per rendere più facile l'utilizzo di fondi per il finanziamento delle imprese. Più incerto invece appare un altro punto all'ordine del giorno del Consiglio, ossia la riforma della scuola, ancora tutta da definire e su cui pesano le divisioni interne al Pd tra fan della scuola pubblica e chi sostiene la sinergia con il privato.

Sarebbero pronte invece le misure sulla giustizia: ddl sulla riforma del processo civile, per accelerare i tempi e potenziare le conciliazioni tra le parti, sgravando i tribunali; e un decreto sullo smaltimento del 50% dell'arretrato in due anni.

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