Non è diventato Presidente del consiglio anche se fino a qualche giorno fa era il candidato più forte. Gradito all'Europa e ai mercati. Capace, per il solo fatto di essere dentro il governo, di regalare ai conti pubblici un risparmio sugli interessi di qualche zero virgola. Pier Carlo Padoan non è un concorrente politico di Matteo Renzi, ma se fosse andato a Palazzo Chigi il messaggio sarebbe stato chiaro: il Rottamatore ha sbagliato e ora arriva il ministro-economista a rimettere le cose a posto su banche, conti pubblici ed Europa. Con Gentiloni premier, il problema politico di Renzi è risolto, ma i nodi della politica economica sono tutti da sciogliere e il Padoan 2.0, senza l'assillo del consenso dell'ex principale, non sarà fotocopia della prima versione. Libero di dire Sì all'Europa e, all'occorrenza, anche di mettere nuove tasse.
Il primo banco di prova sarà quello del Monte dei Paschi di Siena. Motivo di attrito durante il governo Renzi: Padoan è da tempo per un intervento dello Stato, l'ex capo del governo per fare entrare nel capitale Mps i privati. L'opzione di mercato resterà sul tavolo per qualche giorno. Se fallirà, il ministero dell'Economia applicherà alla lettera le regole europee previste per il salvataggio delle banche. La stessa legge utilizzata per il Salvabanche, ma questa volta nella parte che regola l'intervento dello Stato.
Ieri fonti del ministero hanno fatto intendere che l'alternativa è esclusivamente tra queste due opzioni, e che saranno preservati, in qualunque scenario, la continuità della banca e il risparmio dei clienti. Formula che fa salvi i correntisti Mps, ma non gli obbligazionisti che, nella visione del ministero dell'Economia, dovranno partecipare al salvataggio, con una svalutazione del loro investimento. Un Salvabanche bis, quindi con costi anche per i risparmiatori. Un prezzo che solo un governo con una responsabilità politica limitata può permettersi.
Se, come probabile, Padoan darà una sua impronta all'esecutivo, il governo cercherà di migliorare i rapporti con le istituzioni europee. In particolare con la Commissione Ue.
Questo significa che nel 2017, passate le feste natalizie, il dicastero andrà a caccia di quei due miliardi di euro che servono a fare passare la legge di bilancio 2017 senza attriti con Bruxelles. Difficile che il governo Gentiloni si metta di traverso con l'esecutivo europeo. Più facile seguire la strada che Padoan avrebbe voluto percorrere anche con Renzi: rispetto degli accordi sui conti pubblici e delle regole sulle banche.
Scelte impossibili con Renzi. Il nuovo, governo, per quanto sia una fotocopia del precedente, non dovrà farsi carico della campagna elettorale del segretario Pd. E potrà fare anche scelte impopolari.
Questo significa anche che, tra un anno, con la prossima legge di stabilità, potrebbero scattare gli aumenti di tasse che l'ex premier ha evitato. Sono quasi 20 miliardi di aumenti dell'Iva e delle accise, previsti dalle famose clausole di salvaguardia. Il governo Renzi ha disinnescato gli aumenti solo per il 2017, senza mettere a bilancio le somme necessarie per il 2018.
Un'eredità degli esecutivi precedenti, ma anche della ultima legge di Bilancio, fatta in deficit e infarcita di misure elettorali. Molto diversa dalla prossima, firmata da un governo di transizione e da un ministro che, in fondo, con Renzi non è mai andato d'accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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