C'è chi vede, di tanto in tanto, la luce fuori dal tunnel della crisi. Succede da circa dieci anni. Accade altrettanto spesso che i numeri si incarichino di smentirlo. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non ha fatto eccezione, battendo un record: la tranvata è giunta a breve distanza dalle affermazioni ottimistiche «Siamo alla fine di una fase di uscita da una crisi profondissima, che ha portato un peggioramento dei bilanci pubblici e bancari. Ora è dietro alle spalle: guardiamo avanti», ha detto ieri il titolare del Tesoro, collegato in videoconferenza con il Digital Summit di EY a Capri. Solo pochi minuti e l'Istat ha smontato questa certezza apparentemente granitica, pubblicando i dati sulle vendite al dettaglio che per il secondo mese consecutivo hanno mostrato una flessione.
Allo stesso modo, non può suonare benaugurante l'allarme lanciato dal G20 di Washington sull'elevata presenza di crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane: sono il 17,1% dell'intera Eurozona. Perciò, servono «maggiori riserve e migliori meccanismi di ristrutturazione del debito», un assist per la Vigilanza della Bce che vuole imporre agli istituti un'ulteriore copertura delle perdite su crediti che emergeranno il prossimo primo gennaio. Un «terremoto normativo che realizzerebbe una stretta ai prestiti innanzitutto alle pmi», ha protestato ancora ieri il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. «Il Parlamento Ue non può accettare che siano alcuni burocrati a sostituirsi alle scelte di sua competenza», gli ha fatto eco il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, invitato dall'Abi a tenere una lectio magistralis.
Certo, Padoan non è stato vanaglorioso e ha sottolineato che «i benefici dell'operato del governo si vedranno ancora in modo più efficace ed evidente nei trimestri a venire» in quanto il trend di miglioramento dell'economia si riflette in ritardo sulla vita quotidiana e sul benessere percepito. Anche per questo motivo il ministro dell'Economia ha auspicato una prosecuzione della «stagione di riforme».
Ma è proprio sul versante dei consumi che questi miglioramenti del Pil, della produzione industriale e degli indici di fiducia sono ancora difficilmente riscontrabili. In particolare, ad agosto le vendite al dettaglio sono diminuite, rispetto al mese precedente, dello 0,3% in valore e dello 0,4% in volume, mentre su base annua hanno segnato un -0,5% e un -1 per cento. La ripresa in atto, ha sottolineato l'ufficio studi di Confcommercio, è caratterizzata «da qualche elemento di fragilità» per cui sarebbe necessaria una «riduzione generalizzata della pressione fiscale». Ma, come ha ricordato Padoan, le risorse per la legge di Bilancio «sono limitate».
I segnali che arrivano sul capitolo lavoro della prossima manovra sono, tuttavia, contraddittori. In primo luogo, la decontribuzione triennale del 50% per i neoassunti sarà limitata a coloro che hanno fino a 29 anni di età e per un massimo di 4.030 euro. Il costo complessivo dovrebbe essere di un miliardo, ma la Commissione Ue non ha chiuso un occhio sulla possibilità di includere la fascia di età 30-32 anni.
In seconda istanza, verrà un po' meno l'impianto dell'assegno di ricollocazione che sarà concesso anche ai cassintegrati e non solo ai licenziati. È una micromisura da 20 milioni di euro: un po' più ammortizzatori e un po' meno formazione permanente. Ma su questo Padoan non decide da solo, conta molto il sindacato.
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