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Padova, Daspo agli attivisti del centro sociale. Ma il sindaco gli concede la sala comunale

È bufera sul sindaco di Padova, Sergio Giordani, che ha concesso una sala comunale agli esponenti del centro sociale Pedro colpiti dal foglio di via per i disordini di luglio 2017. Dal palco lanciano la loro sfida al questore: "Il Daspo? Carta straccia"

Padova, Daspo agli attivisti del centro sociale. Ma il sindaco gli concede la sala comunale

Dopo il caso della partecipazione del vice-sindaco di Roma, Luca Bergamo, ad un incontro organizzato dai movimenti per la casa all’interno di un palazzo occupato nel centro della Capitale, ora anche l’amministrazione comunale di Padova tende la mano agli esponenti dei centri sociali. Se a Roma il braccio destro di Virginia Raggi aveva definito “esperienza interessante” l’occupazione che figura in cima alla lista degli sgomberi nel piano stilato da Viminale, Prefettura e Campidoglio, nel comune veneto amministrato dal centrosinistra, il sindaco ha deciso di offrire la Sala Anziani di Palazzo Moroni agli attivisti del centro sociale Pedro, alcuni dei quali colpiti dal foglio di via, che dalla sede istituzionale hanno lanciato i loro strali contro il questore di Padova, Paolo Fassari.

Al centro dell’incontro, infatti, c’è stata proprio la questione del Daspo urbano emesso contro sei militanti dell’estrema sinistra che nel luglio del 2017 si erano scontrati con gli agenti di polizia durante una mobilitazione indetta per contrastare un evento di Forza Nuova contro lo ius soli. In 22 finirono alla sbarra per lesioni aggravate, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Il provvedimento del questore viene definito però “carta straccia” dagli attivisti. Tant’è che a partecipare alla conferenza stampa, in barba al rispetto della legge, come riferisce La Verità, c’erano anche alcuni dei ragazzi oggetto della misura, compreso Tommaso Cacciari, nipote del più noto Massimo, filosofo, ex sindaco di Venezia e habitué dei salotti televisivi.

Quanto basta per spaccare la giunta del comune veneto. Da un lato chi si schiera con il sindaco, Sergio Giordani, dall’altro chi si dissocia con forza dalla decisione. Giordani e il suo vice, Arturo Lorenzoni, però, si difendono e chiariscono che la sala è stata concessa a seguito dell’adempimento da parte dei richiedenti di tutte le procedure previste dal regolamento. Anche le opposizioni sono sul piede di guerra, mentre le giustificazioni del primo cittadino vengono considerate inaccettabili pure dal sindacato di polizia, che ricorda come il sindaco abbia anche la delega alla sicurezza e che quindi dovrebbe garantire “legalità e rispetto delle istituzioni”. Da parte sua il questore, Paolo Fassari, ha replicato che “chi ritiene ingiusto il provvedimento a proprio carico può impugnarlo”, ma non violarlo pubblicamente.

In questo caso, ha continuato, bisognerà aspettarsi conseguenze penali.

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