Cronache

Il padre di Manuel: "Non perdono mio figlio"

«Non c'è pena adeguata per tutto il male commesso da quei due»

Il padre di Manuel: "Non perdono mio figlio"

Il padre di Manuel è una persona perbene. Da 48 ore ha scoperto di essere genitore di uno due «mostri» che hanno massacrato Luca Varani solo «per vedere l'effetto che fa uccidere una persona». Valter Foffo, imprenditore, ha ora gli occhi tristi di chi non riuscirà mai più a vedere i colori della vita.

Vorrebbe perdonare il figlio per quello che ha fatto, ma «almeno per ora» - non ci riesce. Sa che la parola «perdono» è usata con troppa facilità: in maniera spesso inversamente proporzionale alla gravità della colpa di cui si è responsabili. «E la colpa di mio figlio è qualcosa di mostruoso - ammette il signor Foffo -. Vorrei poter piangere insieme con i genitori di Luca. Ma chi sono io per pretendere questo? Io sono solo il padre del giovane che ha ammazzato il loro figlio. Con che coraggio potrei presentarmi davanti a loro? Che parole potrei usare per giustificare qualcosa che è ingiustificabile, anzi, incomprensibile». Incomprensibili come la frase pronunciata da Manuel al padre: «Papà sono sceso molto in basso...ho ucciso una persona».

«Sono sceso molto in basso...»; come se fosse possibile scendere ancora più in basso di un omicidio. Un delitto non casuale, ma organizzato secondo una tecnica da film horror che forse ha pochi precedenti nella storia della criminologia. «Spero per mio figlio che tutto quello che ha commesso con la complicità del suo amico, sia frutto di una mente devastata dalla droga - cerca di trovare una spiegazione -. Ma questo non cambierebbe comunque le cose: a Luca è stata strappata la vita nella maniera più orribile. La sua famiglia, la sua fidanzata, meritano che venga fatta giustizia e i colpevoli trascorrano il resto dei loro giorni in carcere.

Il minimo, per tutto il male che hanno commesso».

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