MilanoC'è un Umberto Bossi con i riccioloni nerissimi e gli occhiali a goccia nella foto scelta dalla Padania per presentare la Bèrghem fest 2014 . L'impianto luci è una lampadina da 50 watt a ricordare che dalla prima edizione sono passati ben venticinque anni. «Erano gli albori - assicura Daniele Belotti - tanto entusiasmo e poche disponibilità economiche». Da quella volta per Alzano Lombardo in val Seriana ( Alzà in bergamasco) è passata tutta la politica. Leghista e non leghista a raccontare la storia di un partito che tra crollo delle ideologie, Mani pulite e seconde Repubbliche si è ritrovato a essere quello con più anni in Parlamento e anche oggi si ritrova alla Bèrghem fest a leggere il suo nuovo capitolo che racconta di un Matteo Salvini con i calzoni corti, ma diventato segretario federale, Umberto Bossi acclamato presidente e collocato nel pantheon dei fondatori che gli va sempre più stretto, i parenti-serpenti veneti Luca Zaia e Flavio Tosi, Roberto Calderoli tra una riforma costituzionale e il serpentone ammazzato in cucina (con tanto di denuncia degli ambientalisti). E poi i vecchi colonnelli bossiani in cerca di una ricollocazione e i Giovani padani che sul carro di Salvini c'erano già saliti. In tempi non sospetti.
Difficile anche tra le salamelle e il sidro celtico non pensare alle ramazze e alla brutta vicenda delle lauree in Albania e dei soldi alla Bossy family. Soprattutto dopo la notizia di un possibile match in tribunale tra Bossi e Salvini. «Non c'è alcun vitalizio a Bossi - ha tagliato corto ieri Salvini ad Agorà -. Si è montato un caso su un litigio tra di noi che abbiamo smentito dopo un quarto d'ora». Non solo. «Io invidio a Renzi, ed è la cosa che mi fa più paura di lui, la sua spregiudicatezza. Perché quando lui dice Enrico, stai sereno e poi lo fa fuori il giorno dopo, ha una forza, un'astuzia, un pelo sullo stomaco che io non ho. Io sono entrato in Lega grazie a Bossi, quindi non potrei mai dirgli Umberto, stai sereno e poi fotterlo il giorno dopo».
Di certo c'è che i due non si incontreranno. Perché il palinsesto della Bèrghem fest sembra perfettamente pensato per mettere sapientemente in scena tutti gli attori del canovaccio leghista. Partenza soft giovedì scorso con gli amministratori e ieri gran entrée con Bossi, Calderoli e Roberto Castelli. Come a dire la vecchia guardia schierata a falange.
Oggi, invece, lo one man show riservato a Salvini da un partito in cui sono sempre le gerarchie a contare più delle nostalgie. Domani i Giovani padani con Paolo Grimoldi e Giacomo Stucchi, martedì Massimo Bitonci, l'eroe leghista della riconquista di Padova accompagnato da Giancarlo Giorgetti, l'uomo che nella Lega governa gli abbracci tra politica ed economia. Mercoledì Nunziante Consiglio e il deputato Cristian Invernizzi da Treviglio, mentre giovedì tocca al «ribelle» Flavio Tosi con i deputati veneti, Lorenzo Fontana e Roberto Cota.
Serata istituzionale venerdì con i capigruppo al Senato e alla Camera Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga e la direttrice della Padania Aurora Lussana, mentre sabato c'è il «No Euro tour» affidato all'economista Claudio Borghi Aquilini diventato l'ariete della campagna contro l'Europa e la moneta unica.
Gran chiusura domenica 31 affidata al dioscuro Roberto Maroni il cui dibattito con il ministro Maurizio Martina (Pd) sarà
moderato da Vittorio Feltri. Di ritorno dalla Cornovaglia dove ha «respirato l'aria» del referendum per l'indipendenza della Scozia del 18 settembre, Maroni dovrà spiegherà come far diventare indipendente anche la Lombardia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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