Monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, non è nuovo ai pranzi con i poveri. Per anni ha guidato la comunità di Sant'Egidio e nella Basilica di Santa Maria a Trastevere ha ospitato migliaia e migliaia di senzatetto, trasformandola in una vera e propria mensa per gli ultimi. Ora il Papa l'ha chiamato nel capoluogo emiliano, e proprio qui, ieri, lo stesso «don Matteo», ha organizzato un pranzo per i poveri, nel porticato della Basilica di San Petronio. Come è il suo stile. Presente Papa Francesco.
I poveri, gli ultimi, i migranti, sono sempre loro i protagonisti dei viaggi di Bergoglio fuori dal territorio vaticano. E così è stato anche ieri, in occasione della visita pastorale a Cesena (per il terzo centenario della nascita di Pio VI) e a Bologna, per la conclusione del congresso eucaristico diocesano.
Il pontefice argentino ha voluto che fosse proprio l'hub regionale che ospita i migranti la sua prima tappa a Bologna. Ad accoglierlo ha trovato un migliaio di profughi. Francesco li ha salutati uno ad uno, ha stretto mani, ha ascoltato le loro storie, ha indossato lo stesso braccialetto identificativo dei migranti. Come a voler dire: «Sono uno di voi». «Questo è il porto di approdo di coloro che vengono da più lontano e con sacrifici che a volte non riuscite nemmeno a raccontare», ha esordito Francesco. Il fenomeno dell'immigrazione è un tema che preoccupa il Papa. «Richiede grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni o sfruttamenti, ancora più inaccettabili perché fatti sui poveri. Credo davvero necessario ha spiegato Bergoglio - che un numero maggiore di Paesi adottino programmi di sostegno privato e comunitario all'accoglienza e aprano corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili, per evitare attese insopportabili e tempi persi che possono illudere».
«Siete dei lottatori di speranza ha ribadito il Papa -. Qualcuno non è arrivato perché è stato inghiottito dal deserto o dal mare. Gli uomini non li ricordano, ma Dio conosce i loro nomi e li accoglie accanto a sè». Bergoglio chiede accoglienza, inclusione, ma anche rispetto della legalità. «Portarvi negli occhi e nel cuore ci aiuterà a lavorare di più per una città accogliente e capace di generare opportunità per tutti. Per questo vi esorto ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese».Ha lodato, Francesco, il modello Bologna, «città da sempre nota per l'accoglienza». Da qui l'invito: «La città non abbia paura di donare i cinque pani e i due pesci: la Provvidenza interverrà e tutti saranno saziati».
La trasferta lampo di Papa Francesco in Emilia Romagna è iniziata da Cesena, con l'incontro con la cittadinanza a piazza del Popolo. Da qui è partito l'invito di Bergoglio a «lavorare tutti insieme per il bene comune» e per la «buona politica». «Una politica ha chiosato il Papa - che non sia né serva né padrona» e che respinga «ogni anche minima forma di corruzione. La corruzione è il tarlo della vocazione politica».
A Bologna anche l'incontro con il mondo del lavoro. «La situazione della disoccupazione giovanile e quella di tanti che hanno perduto il lavoro e non riescono a reinserirsi sono realtà alle quali non possiamo abituarci, trattandole come se fossero solamente delle statistiche», ha condannato Bergoglio.
La giornata si è conclusa con l'abbraccio
gli studenti e al mondo accademico. «Siate artigiani di speranza»,Una speranza, ha concluso, «che è il diritto a non essere sommersi dalle frasi fatte dei populismi e dal dilagare inquietante e redditizio di false notizie».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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