Coronavirus

Il Papa riapre le chiese di Roma

Italia della fede divisa in due: al Sud e al Nord molti edifici di culto restano sbarrati

Il Papa riapre le chiese di Roma

Una serie di telefonate, tra Papa Francesco e il suo vicario per la diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis: al centro dei colloqui la decisione di chiudere ai fedeli, per tre settimane, tutte le chiese della città, per evitare ulteriori contagi di coronavirus. Una decisione storica, drastica, con un decreto cardinalizio che ha avuto effetto però solo per qualche ora, dalla sera alla mattina, seguito da una altrettanto storica retromarcia e la conseguente riapertura delle parrocchie romane. L'emergenza Covid-19 sembra quindi dividere in due l'Italia della fede, con molti edifici di culto sbarrati ai fedeli soprattutto al centro-sud e altri invece aperti al nord, pur sempre senza celebrazioni.

Il terrore sempre più forte di nuovi contagi ha portato in un primo momento, in tutto il Paese, alla sospensione delle funzioni religiose, del catechismo, delle attività degli oratori e addirittura dei funerali, così come richiesto dal Governo. Qualche sera fa, l'ennesimo colpo di scena: un comunicato della presidenza della CEI dal titolo «Una Chiesa di terra e di cielo» ha invitato alla «responsabilità» ipotizzando la chiusura di tutte le chiese sul territorio nazionale. «Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga», si legge nella nota, «ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana». Ipotesi subito criticata soprattutto dai vescovi lombardi che senza pensarci due volte, ieri mattina, hanno tenuto le chiese aperte ai fedeli. Diversa la situazione a Roma, diocesi di Papa Francesco e affidata al cardinale De Donatis. Il porporato, dopo un primo confronto telefonico col Pontefice, due sere fa aveva decretato la chiusura totale delle chiese, tra la delusione di molti parroci e le polemiche. Un senso comune di sconforto a cui sembra aver risposto Papa Francesco, ieri mattina, durante l'omelia della messa nella cappella della residenza Santa Marta: «Le misure drastiche non sempre sono buone - ha detto Bergoglio -. Per questo preghiamo perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità del discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lasciano da solo il Santo popolo fedele di Dio». Parole che per qualcuno sono suonate come una critica per la chiusura di tutte le chiese di Roma. E così qualche ora dopo, una nuova telefonata tra Bergoglio e De Donatis e un nuovo decreto del Vicario che questa volta, invitando i cittadini a rimanere a casa, riapre tutte le chiese parrocchiali, quelle equiparate e gli oratori di Roma, tenendo chiuse invece le chiese non parrocchiali, cioè le rettorie, quegli edifici di culto che rientrano nel territorio di un'altra parrocchia.

Per chiarire i fatti è stata inviata anche una lettera del porporato a tutti i parroci della capitale in cui si specifica che per il primo decreto era stato «consultato il nostro Vescovo Papa Francesco» e aggiunge: «Un'ulteriore confronto con il Papa, ci ha spinto però a prendere in considerazione un'altra esigenza: che dalla chiusura delle nostre chiese, il rischio per le persone è di sentirsi ancora più isolate».

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