Parole storiche pronunciate durante una visita storica. Per la prima volta, un Papa varca la soglia di un Tempio Valdese. È Papa Francesco ad incassare un altro primato, entrando a Torino nel più antico tempio costruito al di fuori del ghetto delle Valli piemontesi. Già questo basterebbe per sottolineare quanto sia importante per Bergoglio il tema dell'ecumenismo. Ma Francesco va oltre e, nella seconda giornata della sua visita nel capoluogo piemontese, pronuncia parole preziose: «Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!». Il Pontefice argentino si riferisce a otto secoli di persecuzioni, stragi, ferite.
«Purtroppo - ha detto il Papa - è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l'uno contro l'altro. Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri».
Mano tesa del Papa; un gesto, accompagnato dal «mea-culpa» fortemente apprezzato dai valdesi. Il pastore Paolo Ribet ha accolto il Pontefice chiamandolo «caro fratello» e ricordando che il tempio di Torino è il primo «nato dopo la concessione dei diritti civili nel 1848, al di fuori da quei ghetti alpini in cui i valdesi erano stati costretti per secoli». «Entrando in questo tempio - ha detto Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese - Lei ha varcato una soglia storica, quella di un muro alzatosi oltre otto secoli fa quando il movimento valdese fu accusato di eresia e scomunicato dalla Chiesa romana». «Proprio per la nostra storia di minoranza “eretica” prima, “tollerata” poi, “ammessa” successivamente e finalmente “riconosciuta”, noi avvertiamo una forte responsabilità nei confronti di chi ancora oggi, in varie aree del mondo ma anche in Europa e in Italia, è discriminato o perseguitato a causa della sua fede, sia egli cristiano o di altre fedi», ha aggiunto il pastore.
Poi due richieste: superare la definizione del Concilio che parla dei valdesi come «comunità ecclesiali» e non come chiesa, e la possibilità che i fedeli cristiani possano ricevere il pane e il vino della comunione anche in chiese differenti.
Ci sono differenze, ha sottolineato Papa Francesco, ma anche «un profondo legame che già ci unisce». Cattolici e protestanti possono lavorare «sempre più uniti» a «servizio dell'umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti». E i settori nei quali è possibile creare una collaborazione sono quelli «dell'evangelizzazione» e del «servizio all'umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti».
Al termine dei discorsi, è stato il momento dello scambio dei doni. Il pastore Bernardini ha regalato a Papa Francesco la riproduzione della prima bibbia in lingua francese che nel 1532 i valdesi, aderendo alla riforma di Ginevra, «commissariarono e in parte pagarono».
La chiesa evangelica valdese, che conta circa 30mila persone in tutta Italia e altre 13.000 in Argentina e Uruguay, prende il nome da Pietro Valdo, mercante di Lione del XII secolo che decise di abbandonare i suoi beni e cominciò a predicare il Vangelo fra i poveri. Invitato dall'arcivescovo di Lione ad astenersi da ogni forma di predicazione e di spiegazione delle Scritture, Valdo rifiutò e, con tutti i suoi seguaci, fu espulso dalla diocesi di Lione. Nel 1532 i valdesi aderirono alla Riforma protestante nata da Lutero e soprattutto da Calvino.
Da quel momento cominciarono le persecuzioni, tanto che i valdesi dal XVI secolo sopravvissero nelle valli del Piemonte sopra Torino, che divenne così rifugio e ghetto fino al 1848, quando il re Carlo Alberto concesse loro, oltre che agli ebrei del regno, i diritti civili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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