Paperoni Rai, da Conti a Fazio sono tutti pronti a scappare

I vip furibondi per i tagli trattano con la concorrenza In molti minacciano azioni legali contro la tv di Stato

Paperoni Rai, da Conti a Fazio sono tutti pronti a scappare

Per uno come Fabio Fazio l'applicazione del tetto Rai equivale a guadagnare, di botto, dieci volte di meno. Da un compenso di 2 milioni di euro l'anno - tanto prende il sinistrorso Fazio dalla tv di Stato - alla miseria di 240mila euro, solo 20mila euro al mese. Praticamente quel che ora incassa in tre giorni. Fazio ha reagito male all'idea di guadagnare così poco («Un vulnus forse insuperabile, si è rotto un patto di fiducia con Viale Mazzini» ha denunciato in un'intervista), ed ha subito messo in azione il suo agente, il potente Beppe Caschetto, per mollare la Rai (ma non amava il servizio pubblico?) e trovare approdo in un gruppo che lo retribuisca adeguatamente. Il conduttore di RaiTre è in buona compagnia, altre «star» di Viale Mazzini sono pronte a traslocare per sfuggire alla minaccia del tetto di 240mila euro. Non solo, anche ad intraprendere azioni legali contro la Rai per aver cambiato le condizioni economiche pattuite al momento dell'ingaggio, con l'aggravate di un taglio retroattivo (Carlo Conti dovrebbe restituire i 650mila euro della conduzione di Sanremo). Gli avvocati hanno scovato nelle pieghe della Finanziaria 2008 una leggina salva-presentatori che esenterebbe dal taglio chi offra una «prestazione artistica o professionale che consenta di competere sul mercato in condizioni di effettiva concorrenza». Cioè appunto gli artisti e i giornalisti strapagati della Rai. Ma è solo una delle armi che verranno messe in campo per difendere i superstipendi. Si prevedono mesi di intenso lavoro per l'ufficio legale di Viale Mazzini. Gli stessi vertici Rai, a cui pure si applica il tetto, si sono muniti di pareri legali (oltre a quello dell'Avvocatura dello Stato) sulla questione stipendi per evitare la tagliola, almeno per gli artisti. Il «comitato rischi» di Viale Mazzini ha persino quantificato il potenziale danno in mancati ricavi pubblicitari dalla fuga dei volti più popolari: 150 milioni di euro. Ma finché non c'è un'indicazione contraria dal Mef, si segue la linea più prudente.

In fibrillazione c'è soprattutto chi supera di molto il tetto. Come Carlo Conti, anche lui sui 2 milioni di euro l'anno e anche lui già con le valigie pronte. L'ex conduttore di Sanremo non ha preso posizione pubblicamente sul taglio degli stipendi in Rai, argomento molto scivoloso, ma i rumors televisivi parlano di manovre di avvicinamento a Mediaset. In probabile uscita, se non si troveranno escamotage per sfuggire al tetto, vengono dati anche i giornalisti Bruno Vespa (1,3 milioni di euro) e Massimo Giletti, che ha definito una «fesseria totale» il tetto di 240mila euro: «I grandi nomi che mandano avanti le aziende importanti non verranno mai a quelle cifre. Si rischia di pagare uno poco, e poi magari ti fa un buco di milioni di euro».

Rischiano una decurtazione drastica Antonella Clerici (1,5 milioni) e Flavio Insinna (1,5 milioni), uno che «sta con gli oppressi» (lo ha detto lui), ma con un compenso tutt'altro che opprimente.

Poi nella lista dei «paperoni Rai» pubblicata da Prima Comunicazione ci sono Fabrizio Frizzi (1 milione), Amadeus (1 milione), Luciana Littizzetto (800mila), Michele Guardì (500mila), Giancarlo Magalli (400mila), Milly Carlucci (400mila), Salvo Sottile (400mila), Alberto Angela (400mila), e poi svariati conduttori da Cristina Parodi a Lucia Annunziata, 350mila euro, unica ad aver chiesto formalmente alla Rai di adeguarle lo stipendio al nuovo tetto.

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