«Spero che la Lorenzin sia consapevole del tipo di comunità politica di cui entra a far parte, dei suoi principi e dei suoi valori». Non è un benvenuto. Monica Cirinnà, la pasionaria delle unioni civili e dei «diritti», lancia un avvertimento alla neo arrivata nel Pd, Beatrice Lorenzin, nota per il Fertility day e la posizione in campo centrista. E così al segretario, Nicola Zingaretti, che l'ha accolta a braccia aperte: «Rappresenta culture politiche moderate e riformiste. Benvenuta e grazie». È subito chiaro che le due donne esprimono posizioni opposte destinate a non convivere con serenità nel medesimo Pd.
La storia politica della Lorenzin parte da lontano rispetto all'approdo di oggi. Classe 1971, ha debuttato come ventenne entusiasta in Forza Italia, quindi responsabile nazionale dei giovani e tra il 2004 e il 2006 capo della segreteria tecnica di Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del consiglio nel terzo governo Berlusconi e suo portavoce. La marcia di allontanamento ha seguito gli incarichi di governo della Lorenzin, diventata ministro della Salute nel governo Letta con il benestare di Berlusconi e poi transitata in Ncd con Angelino Alfano al momento della frattura interna a Forza Italia. Da Ncd a Alleanza popolare fino alla sua lista «Civica popolare», alleata del Pd alle politiche del 2018. È stata ministro della Salute nel governo Renzi e per questo, nei giorni di «Italia Viva», c'era chi l'aspettava nel nuovo partito. E invece Lorenzin ha scelto la mossa contraria.
Come ha spiegato a Repubblica, dopo «contatti diretti» con Renzi e dopo «aver riflettuto a lungo», la deputata romana ha deciso di lanciarsi nel Pd, perché «rafforzare i dem allargando il campo dei moderati è l'unico modo possibile per fermare Salvini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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