Parigi ci prende a pugni e commissaria Alfano: «Fate i campi profughi»

Il ministro dell'Interno francese Cazeneuve coglie in fallo il nostro Paese: «Non riuscite nemmeno a identificarli. Molti non fuggono da persecuzioni». E scarica il peso sull'Italia

«Un pugno in faccia all'Europa». Così, ieri mattina, Angelino Alfano commenta le immagini dei migranti disseminati sulle scogliere di Ventimiglia. In meno di qualche ora, però, il cazzotto in faccia arriva a lui. E che cazzotto. Una sventola micidiale con cui l'omologo francese Bernard Cazeneuve fa piazza pulita di Angelino, di Matteo Renzi e dell'auspicato piano B destinato a far tremare le gambe a Parigi. Anche perché, come fanno capire i francesi, prima di evocare fantomatici piani B bisogna conoscere i piani A. Ovvero le regole sull'identificazione dei migranti sistematicamente ignorate dal nostro governo. Grazie alle manchevolezze italiane Parigi può facilmente scrollarsi di dosso l'accusa di aver sospeso il trattato di Schengen sulla libera circolazione. Perché - come nota Cazeneuve - tra le masse di Ventimiglia ci sono, «migranti dell'Africa occidentale non soggetti ad alcuna persecuzione... migranti irregolari da ricondurre alla frontiera...E poi ci sono quelli da considerare rifugiati per i quali va presa in considerazione la domanda d'asilo». Ma siccome l'Italia non ha mai applicato l'elementare discriminazione «deve accettare - tuona Cazeneuve - che l'Unione Europea allestisca dei “centri d'attesa” dove distinguere i migranti economici irregolari dai richiedenti asilo». E così in tre battute Alfano si ritrova non solo umiliato, ma persino commissariato dal suo omologo. Nel diktat di Cazeneuve c'è l'ultimatum della Francia a un governo Renzi da sempre sordo alle richieste di procedere, come impone Bruxelles, all'identificazione dei migranti. «I migranti - sottolinea Cazeneuve - vanno prima registrati con la presa delle impronte digitali...solo poi si potrà precedere alla ripartizione». Come dire: prima di pretendere solidarietà, l'Italia deve imparare a rispettare le regole (ma il premier Renzi fa l'offeso e replica «l'Italia farà da sola, ma sarebbe una grande sconfitta per l'Europa»)

Nella versione francese si cela ovviamente la ben calcolata arguzia con cui Parigi cerca di far muro ai clandestini assiepati a Mentone. Ma è una furberia lecita. Parigi ha dalla sua, infatti, quel trattato di Dublino, ratificato dal governo Letta nel 2013, che addossa l'assistenza dei migranti al primo paese europeo in cui posano piede. I Renzi e gli Alfano, dopo sedici mesi di governo e sei di presidenza europea durante i quali hanno sistematicamente scordato di affrontare la madre di tutte le nostre disgrazie, sono invece disarmati. Anche perché a fronte di regole sicuramente inique il governo Renzi non ha risposto con l'autorevolezza di chi perora la propria causa rispettandole, ma con un maldestro connubio di buonismo ideologico e cialtroneria politica. Sfruttando una legislazione scritta su misura per soddisfare le fole di una sinistra contraria alle «schedature» dei migranti Renzi e compagnia hanno concesso a masse di disgraziati senza nome e nazionalità di vagare ai quattro angoli del Belpaese nella malriposta speranza di vederli oltrepassare autonomamente le frontiere. Ora però Cazeneuve, Parigi e l'Europa ci presentano il conto di tanta furbizia. Anche perché, paradossalmente se oggi Bruxelles ci chiedesse di tener pronti i richiedenti asilo da spartire con gli altri paesi europei ci ritroveremmo con un pugno di mosche in mano. La furbizia di chi ha sistematicamente incoraggiato la mancata identificazione facilitando piuttosto la fuga verso le frontiere settentrionali o, peggio, l'assembramento nelle stazioni delle nostre citta fa sì che tra i 64mila 886 richiedenti asilo registrati nel 2014 si trovino appena 812 somali, 505 siriani e 480 eritrei. Tutti gli altri sono semplicemente dispersi.

O meglio mescolati ai migranti senza diritti che bivaccano sulle scogliere di Ventimiglia. Una massa di disperati che invece di trasformarsi nel «pugno in faccia all'Europa» auspicato da Alfano diventa la cartina di tornasole dell'inadeguatezza e della faciloneria del nostro esecutivo.

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