«Inaccettabile provocazione» da parte del governo italiano. La Francia ha ritenuto che il vaso fosse colmo e con il ritiro del proprio ambasciatore a Roma, Christian Masset, ha aperto una crisi diplomatica che non ha precedenti nella storia dei rapporti tra i nostri due paesi da quando è nata la Repubblica. Per trovare un episodio analogo bisogna tornare al 1940 quando il Regno d'Italia entrò in guerra contro la Francia e la dichiarazione dell'apertura delle ostilità venne consegnata all'ambasciatore Andrè Francois Poncet. Grandissima preoccupazione per la tensione con la Francia viene espressa dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che invita a difendere e preservare i rapporti con Parigi e a ristabilire immediatamente un clima di amicizia.
La goccia che ha fatto traboccare quel vaso è rappresentata dall'ultimo incontro di un ministro del governo italiano, Luigi Di Maio, con i rappresentanti del movimento di protesta dei gilet gialli nella periferia di Parigi. La nota del Quai d'Orsay è perentoria e molto dura. Ma va sottolineato che si tratta comunque di un gesto che segue una prassi diplomatica mentre gli attacchi e le iniziative estemporanee del governo giallo-verde nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron sono fuori da qualsiasi percorso e senza dubbio hanno messo in grandissimo imbarazzo il Quirinale e anche la Farnesina alla quale non è stata lasciata alcuna voce in capitolo. Al ministro Enzo Moavero al Colle e anche al premier Giuseppe Conte toccherà il difficile compito di ricucire i rapporti con Parigi. Nella nota del Quai d'Orsay ricorda come la Francia e l'Italia siano «unite da una storia comune» perché «hanno costruito insieme l'Europa ed operato per la pace» L' amicizia franco-italiana, prosegue la nota «è più che mai indispensabile». Ma il tono poi cambia sottolineando che «la Francia è stata oggetto, da diversi mesi, di ripetute accuse, di attacchi privi di fondamento, di dichiarazioni oltraggiose» e «le ultime ingerenze costituiscono un'ulteriore e inaccettabile provocazione. Violano il rispetto proprio della scelta democratica, fatta da un popolo amico e alleato. Violano il rispetto che i governi democraticamente e liberamente eletti devono avere l'uno verso l'altro». Conte minimizza e confida «che si possa chiarire subito la situazione». Ma Di Maio, Alessandro Di Battista e pure Matteo Salvini non fanno passi indietro. Per il vicepremier a Cinquestelle l'incontro avuto con i gilet gialli «è pienamente legittimo» rivendicando «il diritto di dialogare con altre forze politiche che rappresentano il popolo francese». In cerca di alleati in vista delle elezioni europee Di Maio nega di aver cercato «una provocazione nei confronti del Governo francese» ma soltanto «un importante incontro con una forza politica con cui condividiamo tante rivendicazioni a partire dall'esigenza della democrazia diretta per dare maggiori poteri ai cittadini». Peccato per Di Maio che Paul Marra, esponente di spicco dei gilet gialli definisca l'iniziativa di Di Maio una «mossa molto sfrontata». Di Battista è il più bellicoso: chi si lamenta oggi, dice, è lo stesso che «nel 2011 si calò le braghe quando Sarkozy propose l'intervento armato in Libia».
Salvini, pure attacca a testa bassa ricordando i terroristi latitanti in Francia e i respingimenti alla frontiera.Preoccupazione anche dal mondo delle imprese. In una nota congiunta Confindustria e il Movimento delle Imprese di Francia chiedono al governo italiano e francese di riaprire «un dialogo costruttivo».
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