Stefano Parisi insiste sull'Assemblea costituente, esclude i politici dalla sua convention e tende la mano alla Lega. La lista di chi parlerà alla kermesse di Milano di metà settembre resta top secret anche se qualcuno ha già fatto outing. Si tratta di Claudio De Albertis, presidente nazionale dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), che in un'intervista al Quotidiano nazionale ha ammesso di fare il tifo per il manager: «Io ci sono, ci credo. Bisogna fare una rivoluzione liberale in Italia anche se nel centrodestra ci sono pulsioni più conservatrici e altre più liberal». Per De Albertis serve anche «una nuova classe dirigente perché la gente vuole qualcosa di nuovo».
Facile immaginare che questo sia pure il pensiero di Parisi visto che non ci sarà la promozione di qualche politico e la bocciatura di qualcun altro: alla Leopolda parisiana saranno banditi i politici. Non ci sarà Maurizio Sacconi; non ci sarà Gaetano Quagliariello; e neppure l'amico fidato Gabriele Albertini, per cui Parisi fece il city manager a Milano. Tutti nomi, quelli sopracitati, dati come sicuri partecipanti della squadra di Mister Chili. Invece no. Accanto al manager che deve risollevare il centrodestra ci saranno solo e soltanto volti nuovi.
Il progetto è noto: fare la rivoluzione liberale nel solco dell'impresa berlusconiana del '94. Per fare questo servirebbe un sistema alla tedesca: premierato forte, sfiducia costruttiva, legge elettorale proporzionale con alta soglia di sbarramento e federalismo fiscale. Parisi, in una lettera aperta a Repubblica, torna sull'Assemblea costituente: «In 18 mesi può varare una buona riforma costituzionale». Condizione necessaria per poi «affrontare il problema del debito pubblico, del costo della pubblica amministrazione, della flessibilizzazione dei mercati, della sicurezza».
Mister Chili è in campo più che mai con la benedizione di Berlusconi che lo osserva attentamente dalla Sardegna; ma, soprattutto da sinistra, a Parisi si obietta la scelta delle possibili alleanze. E lui risponde così: «Il tema dei partiti populisti e anti-europei, presenti in Europa e negli Usa sia a destra sia a sinistra, non si affronta escludendoli da qualsiasi alleanza e da ogni contatto». Una chiara mano tesa al Carroccio salviniano. «E penso sia già un errore chiamarli populisti. Il voto popolare va tenuto in conto sempre, non solo quando si orienta a favore dei nostri convincimenti».
E poi, nel merito del problema profughi, Parisi usa parole che suonano come musica alle orecchie dei leghisti: «In Italia esiste un profondo scontento verso l'Europa, verso la lunga e drammatica crisi economica, verso un non più sopportabile fenomeno di
pressione immigratoria gestita solo con l'ipocrisia e il politicamente corretto. (...) Quel malessere va compreso se non vogliamo disintegrare la nostra società e annientare le radici giudaico cristiane della nostra Europa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.