Parisi mette i paletti: "Linea dura sul No e niente larghe intese"

Con una lettera a «Repubblica» il manager chiarisce la linea. Costituente, ecco i primi sì

Parisi mette i paletti: "Linea dura sul No e niente larghe intese"

Ora Parisi mette i puntini sulle «i»: nessuna linea soft sul «No» al referendum e soprattutto niente larghe intese con Renzi. L'ex manager risponde con una lettera a Repubblica ai dubbi espressi sia da alcuni commentatori politici sia da qualche parlamentare di Forza Italia. Rilancia la sua idea di Assemblea costituente che «non ha nulla a che vedere con le larghe intese - scrive - che sono la causa del nostro gigantesco debito pubblico». E ancora: «Centrodestra e centrosinistra sono alternativi e competono per il futuro governo del Paese». Respinto pure l'equivoco di ridurre a mera formalità la consultazione popolare d'autunno: «L'Assemblea costituente non è un modo per sdrammatizzare il referendum (...) e può essere approvata in pochi mesi, insieme alla legge elettorale, per poi andare al voto già nella primavera del 2017». Aleggiano le critiche perché Parisi sarebbe troppo soft sul «No» alle riforme renziane? Ecco la risposta: «La riforma costituzionale di Renzi è confusa, rischia di creare un grave contenzioso tra Regioni, Comuni e Stato, non garantisce stabilità di governo né rapidità nel processo decisionale». E ancora: «Questa riforma va respinta. Bisogna votare No. E devono poter votare No anche coloro, e sono tanti, che pensano che questa riforma sia un gran pasticcio ma che sia necessario scongiurare il vuoto politico». Poi, al Tg5 conferma: «È una brutta riforma e non è chiara la funzione del Senato. E poi viene cancellato il federalismo fiscale».

Un intervento, quello di Parisi, che cerca di rassicurare quegli azzurri timorosi che l'ex direttore di Confindustria voglia riallacciare i rapporti col premier per arrivare a un Nazareno bis. Daniela Santanchè applaude anche se poi accende i riflettori sul tema della leadership del centrodestra: «Apprezziamo il fatto che Parisi abbia chiarito che l'idea dell'Assemblea costituente non prefigura inciuci o larghe intese, ma i nodi che avevamo evidenziato negli scorsi giorni sono ancora tutti ben stretti. A iniziare da quello della leadership: non è più tempo per autoproclamazioni». Maurizio Gasparri, invece, ha dubbi sui tempi: «Un'Assemblea costituente sarebbe la via più saggia e utile per l'Italia». Ma l'agenda prevista da Parisi non lo convince appieno: «È un'ipotesi molto ottimistica». In ogni caso, dice Gasparri «È bene concentrarsi sulla battaglia del No. Di larghe intese non se ne parla né ora né mai». Anche Matteoli è molto scettico: «L'articolo 138 della Costituzione e i regolamenti parlamentari non consentono di concludere l'iter legislativo in appena quattro, sei mesi».

La tesi parisiana, invece, convince Quagliariello (Idea): «Con la vittoria del No, questo

governo deve andare a casa; poi Assemblea Costituente e riduzione dei parlamentari». E pure Calderoli della Lega non chiude: «Bene il No secco di Parisi al referendum ma la Costituente va bene solo dopo essere tornati al voto».

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