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In Parlamento arriva l'eutanasia libera

«Ogni cittadino può rifiutare il sostegno vitale». I rischi per i medici

In Parlamento arriva l'eutanasia libera

Ancora più che un diritto all'«eutanasia», già tante volte dibattuto e contestato nel Parlamento e nel Paese, è un dovere di togliere la vita imposto a medici e infermieri, con sanzioni penali, civili e pecuniarie per chi si dovesse rifiutare di staccare la spina o togliere il nutrimento a chi lo chieda. La proposta di legge di iniziativa popolare all'esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera e il cui iter partirà mercoledì prossimo, si compone di «poche regole chiare», come ammette il testo che solo in parte ricalca le norme sul testamento biologico del 2017.

Quattro articoli per una legge che esordisce così: «Ogni cittadino può rifiutare l'inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale. Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente». Ciò che accada a chi si rifiuti è messo nero su bianco nell'articolo 2 della proposta. «Il personale medico e sanitario che non rispetta la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell'articolo 1 è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento». Parole destinate a terrorizzare medici e infermieri che in coscienza non se la sentissero di troncare una vita, sia pure su richiesta di chi ha scritto di voler morire. Il provvedimento facilita la soluzione finale a chi sia affetto «da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi». L'uomo, la donna, il ragazzo o la ragazza in difficoltà (basta avere 18 anni per procedere) per «gravi sofferenze» ha la strada spianata per togliersi di mezzo. «Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall'ufficiale dell'anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l'applicazione dell'eutanasia» recita il testo. Si può anche nominare un fiduciario. Facile, come bere un bicchiere d'acqua. Talmente facile da poterlo decidere in un momento di più o meno lucida disperazione. Eppure c'è chi protesta persino contro un emendamento alla legge del 2017, contenuto nel dl Semplificazioni, che chiede di depositare le proprie volontà nel solo Comune di residenza. Invece di concentrarsi sul continuo miglioramento delle cure palliative, che possano attenuare il dolore con medicine e conforto umano, si discute di un ulteriore scivolo incentivato alla morte. Medici e infermieri che si oppongano rischiano grosso.

Un triste guadagno è assicurato solo ai bilanci della sanità: curare e alleviare le sofferenze è molto più dispendioso che tumulare.

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