Il Parlamento è sciolto. Il governo resta in sella: pieni poteri dal Colle

L'elogio di Mattarella: "Paolo, hai fatto un grande lavoro, ora l'Italia è più solida"

Il Parlamento è sciolto. Il governo resta in sella: pieni poteri dal Colle

Roma - I cento giorni di Paolo il Reggente, amministratore unico del condominio Italia, iniziano alle sei e mezzo di un'umida serata romana. Eccolo infatti al Colle, mentre controfirma il decreto presidenziale di scioglimento delle Camere e, insieme a Sergio Mattarella, mette a punto il programma dei tre mesi e mezzo, forse quattro, in cui sarà solo al comando. Il capo dello Stato lo ringrazia. «Paolo, hai fatto un grande lavoro. L'Italia è più forte dopo quest'anno».

Il governo non è caduto e quindi il premier, come spiegano al Quirinale, «è nel pieno delle sue funzioni». Nessuno l'ha battuto né sfiduciato, il Parlamento va a casa ma lui resterà a Palazzo Chigi almeno fino a metà aprile con un'agenda piuttosto fitta: vertici europei, Brexit, presidenza di turno dell'Osce, G7, Nato, decreti attuativi e adempimenti vari sulla manovra. Mattarella è «sereno» e soddisfatto, la legislatura ha avuto la «conclusione ordinata» che sperava. Si vota il 4 marzo, il 24 la prima riunione delle nuove Camere. Paolo Gentiloni è in sella, pronto all'uso.

Dopo aver respinto i tentativi in extremis di rilanciare la partita dello ius soli, preso atto dell'«impossibilità» di varare altre leggi, il presidente della Repubblica decide dunque di formalizzare l'apertura della procedura elettorale seguendo il rituale codificato dalla Costituzione. Attende la conferenza stampa di fine d'anno del premier, apprezza quel «governerò senza tirare i remi in barca» che conferma la linea che già da tempo concordata con Palazzo Chigi, poi riceve per la prima volta Gentiloni alle 15 per fare il punto della situazione. Il colloquio dura un'ora e un quarto. Più tardi, Mattarella si «consulta» separatamente con il presidente del Senato Pietro Grasso e con quella della Camera Laura Boldrini, scrive l'asciutto decreto e lo fa controfirmare da Gentiloni, «Subito dopo - si legge nel comunicato del Quirinale - il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, si è recato dai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati per comunicare il provvedimento».

E all'ora di cena, dopo il Consiglio dei ministri, il terzo faccia a faccia della giornata con Paolo Gentiloni, accompagnato da Marco Minniti. Il capo dello Stato lo ringrazia per l'impegno degli ultimi dodici mesi, gli «conferma la sua fiducia», gli chiede di restare in carica, però non usa la consueta formula del «disbrigo degli affari correnti». Stavolta la situazione è diversa, il premier non è caduto e nei prossimi mesi dovrà affrontare qualcosa di più dell'ordinaria amministrazione. Nei giorni scorsi Mattarella ha sondato diversi costituzionalisti, che hanno verificato limiti e poteri del governo in scadenza. L'esecutivo Gentiloni, pur se dimissionario, potrebbe dunque preparare il Def, che va presentato entro il 10 aprile. Qualcuno azzarda anche l'ipotesi che, in caso di stallo totale dopo il voto, possa addirittura mettere mano alla manovra economica di autunno, poiché è un provvedimento necessario in quanto richiesto dalla Ue.

Scenari nefasti che il

presidente non vuole considerare, convinto di riuscire comunque a trovare una maggioranza. A Capodanno Mattarella spiegherà agli italiani le sue scelte, via libera intanto a Paolo Gentiloni, traghettatore verso Gentiloni Paolo.

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