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"Parlare adesso di idrogeno è inutile. Prima occorre risolvere l'emergenza"

Il presidente di Nomisma Energia: "Bruxelles ha obiettivi di lungo termine ma bisogna agire subito: più scorte, carbone e import di Gnl"

"Parlare adesso di idrogeno è inutile. Prima occorre risolvere l'emergenza"

L'Europa mette in pista il nuovo piano Repower Eu, che ha l'ambizione di smarcare il continente dalla dipendenza energetica della Russia attraverso idrogeno verde e rinnovabili entro il 2027. Per la presidente della Commssione europea, Ursula Von der Leyen, ora «l'industria avrà tutta la chiarezza di cui necessita per pianificare il futuro».

Il Giornale ha chiesto un commento a Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società indipendente di ricerca nel campo energetico e ambientale.

Dottor Tabarelli, la Commissione vuole arrivare a produrre 10 milioni di tonnellate l'anno di idrogeno rinnovabile in Ue. E portare il suo costo sotto 1,8 euro al chilo. Sono obiettivi raggiungibili?

«Sono target molto ambiziosi. E poi 10 milioni di tonnellate equivalgono a circa 20 miliardi di metri cubi di gas, mentre ne importiamo ogni anno 155 dalla Russia. Può forse essere uno strumento per fare qualcosa in più. Ed è altrettanto ambizioso l'obiettivo di prezzo a 1,80, se si pensa che i costi attuali di produzione sono 7 euro per chilo».

Lei che idea si è fatto?

«Sono promesse in linea con altre già annunciate in passato, è giusto porsi degli obiettivi ma sono tutti traguardi da raggiungere sul lungo termine, mentre noi dobbiamo affrontare un'emergenza nei prossimi mesi. Credo sia sbagliato parlare di strategie di lungo termine quando bisognerebbe accelerare, invece, sulle misure emergenziali».

Cosa bisognerebbe fare per mettere in sicurezza gli approvvigionamenti energetici?

«Al momento, rischiamo di stare al freddo e al buio. Parlare di tecnologie innovative come l'idrogeno verde è brutto, politicamente parlando, in una situazione simile. Dobbiamo intervenire obbligando tutti Paesi europei a riempire le scorte che al momento sono al 30-40%, vale a dire a un livello che sarebbe giusto in un periodo normale, e pensare a dove si possono tagliare i consumi. E poi bisogna ricorrere al carbone, ritardare l'uscita dal nucleare della Germania, importare più gnl (il gas liquefatto, ndr) dove è possibile farlo».

L'Ue pensa anche a pannelli solari su tutti gli edifici di nuova costruzione e obbligo per quelli pubblici dal 2025. Pensa che la cosa potrebbe essere positiva per il nostro mix energetico?

«Sono proposte che somigliano a quelle di 20 anni fa. Può essere d'aiuto, ma in Italia fotovoltaico ed eolico contano per 8 miliardi mentre importiamo dalla Russia 29 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Anche qui vale quanto detto per l'idrogeno, si tratta di progetti di lungo termine, che creano condivisione politica, ma non sono utili per l'emergenza attuale».

Spagna e Portogallo metteranno un tetto al prezzo del gas, dovrebbe esserci anche livello europeo? Secondo lei quale sarebbe la situazione ottimale?

«Penso che sia un'iniziativa condivisibile quella portata avanti dal nostro primo ministro, alla luce della situazione di profonda instabilità che stiamo attraversando in questo momento».

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