Parlavano in italiano e dicevano «Ci devono credere integrati...»

Nelle intercettazioni i due integralisti pianificano i colpi da piazzare prima di raggiungere il califfato. E per non destare sospetti fingevano di essere occidentali

Presentiamo gli stralci più significativi delle intercettazioni tratte dall'ordinanza della Procura di Milano che, grazie all'inchiesta della sezione terrorismo islamico della Digos di Milano, del Servizio di Polizia postale e delle comunicazioni di Roma e Milano e quindi dell'Ucigos, ha portato all'arresto del tunisino 35enne Lassaad Briki, residente a Milano e operaio in una ditta di pulizie e dell'amico pakistano Muhammad Wakas, 26 anni, che abita a Manerbio, in provincia di Brescia e distribuiva alimentari per una società di ristorazione. Entrambi regolari sul territorio italiano e da anni residenti in Lombardia, sono stati arrestati a Brescia nella notte tra martedì e mercoledì con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico. Le indagini su di loro partono proprio quando la Postale di Roma il 16 aprile scorso segnala un profilo Twitter «Omar MoktarOmarJhondeep506», attivato da una decina di giorni che contiene oltre 230 tweet in arabo con chiari riferimenti alle azioni terroristiche dello Stato Islamico.

A tradire Briki e Wakas e a portare gli investigatori verso di loro anche le foto apparse sull'hashtag #Islamic_State_in_Roma in cui apparivano luoghi a loro vicini e riconoscibili: l'uscita A4 dell'autostrada A4Milano-Venezia a Trezzo sull'Adda e l'ex bocciodromo di Manerbio.

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