Siamo alle soglie di un campionato falsato. Non per scommesse, non per partite truccate. Per crisi. Parma-Udinese di domani non si gioca, non ci sono abbastanza soldi per garantire gli standard minimi di sicurezza dentro lo stadio. Non si parla di soldi ai giocatori, quello non importa a nessuno perché i calciatori sono considerati troppo ricchi e troppo privilegiati per poter pretendere di essere pagati. Si tratta del denaro per le ambulanze, per gli steward, per la pulizia e il controllo dello stadio Tardini. Quel che resta di un club fallito sotto gli occhi (consapevoli) di tutti non garantisce soldi sufficienti per tutto questo, il prefetto dice che si può giocare solo a porte chiuse, la Figc rinvia la partita. A quando? Boh. Data da destinarsi.
È l'inizio della fine e forse anche di qualcosa di più. Perché il Parma fallito rischia di essere estromesso dal campionato: nella storia del calcio italiano è accaduto due sole volte e mai in serie A. Nel 1933 il Monfalcone si ritirò, per motivi finanziari, a metà stagione. E nel 1943 il Palermo non potè disputare le ultime quattro partite e si ritirò: erano sbarcati gli alleati anglo-americani.
Alla serie A può succedere adesso, nel 2015, con il calcio inondato dei milioni dei diritti tv. Sarebbe qualcosa di molto simile a un disastro: il regolamento dice che se una squadra si dovesse ritirare dopo l'inizio del girone di ritorno, tutte le partite successive sarebbero da considerare nulle, ovvero ci sarebbe la vittoria a tavolino di ciascun avversario. Le partite precedenti, invece, no. Ecco perché sarebbe un campionato falsato. Esempio: che cosa direbbe la Roma che ha pareggiato con il Parma? Griderebbe allo scandalo e per una volta con qualche ragione.
Il calcio italiano è alla frutta. La decisione di non giocare Parma-Udinese può essere il punto di non ritorno: Lega, Federazione, altri club erano a conoscenza della situazione del club parmigiano da tempo, quantomeno dall'esclusione del Parma dalla Europa League per inadempienze finanziarie. Lasciare che la situazione arrivasse dove è arrivata è una responsabilità grave e collettiva. Che cosa dovrebbero fare Sky e Mediaset che per quelle partite del Parma hanno pagato un mucchio di soldi?
Le responsabilità qui sono molteplici e si sovrappongono. Formalmente il Parma è stato acquistato da un signore che dice di avere i soldi: dovrebbe pagare gli stipendi dei calciatori, sostiene anche di averlo fatto ma quando i giocatori sono andati in banca a controllare, hanno scoperto che il codice del bonifico era sbagliato, oppure falso. Una storia da commedia, se non fosse che economicamente stiamo parlando di una tragedia. Al Parma e a ciò che ne rimane oggi non fa più credito neanche la farmacia per acquistare i medicinali per i giocatori e il medico è rimasto senza auto, pignorata dall'ufficiale giudiziario.
La domanda è: come ha fatto il calcio a non vedere? E siccome non è vero che non vedesse, le domande che derivano sono altre. Perché il Parma è stato tenuto in vita nonostante fosse tecnicamente morto? Perché si è aspettato che si arrivasse alla possibile messa in mora da parte dei giocatori? Non si può rimanere senza risposte. Ci lamentiamo che il calcio italiano non abbia più campioni, ma forse prima dovremmo pensare ad assicurarci che le società siano quantomeno quasi sane. Invece abbiamo club che se trattati da aziende normali sarebbero a decine con i libri in tribunale. Ai tifosi, agli appassionati tutto non importa fino a quando questo non rischia di cambiare le regole del gioco. Ora sta accadendo: se non si trova una soluzione e il Parma si ritira, il campionato di Serie A sarà oggettivamente falsato. E non si provi a dire «il regolamento ecc.».
Quella norma che parla di questa possibilità è stata scritta nella sciocca certezza che non sarebbe mai accaduto. Invece sta succedendo. E questo scatenerà polemiche infinite e il caos totale. Solo che a quel punto nessuno provi a dire che è colpa dei tifosi. Perché loro sarebbero, e sono, le vittime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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