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Il parricidio dell'Ingegnere: "Scalfari ci ha danneggiato"

De Benedetti stronca il Fondatore di Repubblica: "Un pugno nello stomaco la sua preferenza a Berlusconi"

Il parricidio dell'Ingegnere: "Scalfari ci ha danneggiato"

Niente, Scalfari pagherà a lungo la colpa di aver detto «tra Berlusconi e Di Maio sceglierei Berlusconi». Un'eresia che non può passare liscia in certi ambienti, per altro gli stessi ambienti di Scalfari. Di più, casa sua, il quotidiano Repubblica e il club della sinistra illuminata Libertà e Giustizia (due espressioni dello stesso mondo, più o meno sovrapponibili) che hanno preso le distanze dal Fondatore per quel giudizio inopportuno sul nemico storico del Gruppo, il Cavaliere di Arcore. Il ripudio di Scalfari culmina con la condanna finale dell'editore, Carlo De Benedetti, rivale di Berlusconi da un ventennio e custode della linea politica del quotidiano-partito fondato da Scalfari ma da lui tradito con l'intollerabile preferenza espressa per il leader di Forza Italia (poi ritrattata, ma ormai era troppo tardi). In una intervista al Corriere della Sera, l'Ingegnere dà voce al gelo artico che spira da Repubblica verso Scalfari per via di quell'uscita imperdonabile. Il giudizio che ne emerge è devastante, e sintetizza la diagnosi che l'elite repubblichina (nel senso del giornale) ha fatto rapidamente circa Scalfari: qualcosa vicina alla demenza senile. O forse peggio: «Penso l'abbia fatto per vanità, per riconquistare la scena - lo stronca De Benedetti - Ma è stato un pugno nello stomaco per gran parte dei lettori di Repubblica, me compreso. Berlusconi è un condannato in via definitiva per evasione fiscale e corruzione della giustizia. Se non fosse per l'età, sarebbe un endorsement sorprendente per uno come Scalfari che ha predicato, sia pure in modo politicamente assai cangiante, la morale». Il consiglio dell'editore al giornalista novantenne suona come una minaccia, visto che Scalfari ha una mezza pagina in appalto ogni domenica su Repubblica: «Farebbe meglio a preservare il suo passato». Poi De Benedetti, da uomo d'affari, dà anche un prezzo all'infausta dichiarazione del fondatore: «Penso che la risposta di Scalfari abbia gravemente nuociuto al giornale». Bisogna tenere conto, come ricorda Formiche.net, che Repubblica è proprio in questi giorni impegnata in un importante restyling grafico, e che a sostenerne i costi è la famiglia De Benedetti, principale azionista del gruppo. Insomma proprio mentre il quotidiano si rilancia, arriva Scalfari a scompaginarlo pronunciandosi più favorevolmente sull'odiato (dai lettori di Repubblica) Berlusconi che su Luigino Di Maio, trattato dal quotidiano in modo molto più generoso.

Del resto Scalfari era sta giò bacchettato su Repubblica da Michele Serra nella sua rubrica («A differenza del padre fondatore, tra Berlusconi e Di Maio sceglierei Di Maio. La terza opzione, tra i due, è la cicuta, ma non so dove si compera»), e quindi dall'ex vicedirettore Massimo Giannini in radio («Se ricordiamo cosa è stato il Cavaliere nella lunghissima avventura di Repubblica, sarei più prudente prima di dire scelgo Berlusconi»). Poi, dopo essere stato insultato da Micromega («indecente», «reazionario»), è arrivata la presa di distanza, pure questa quasi schifata, degli ex amici di Scalfari, i cervelli fini di «Libertà e Giustizia», di cui Carlo De Benedetti è stato tra i soci fondatori, quindi tutto torna. «Caro Eugenio, siamo rimasti sbalorditi. Non riusciamo ad accettare come una figura con la tua storia possa dimenticare cosa ha rappresentato Berlusconi per il nostro paese» gli hanno scritto i consiglieri di LeG, da Settis a Zagrebelsky, tutte firme di Repubblica.

Il vecchio Scalfari è avvisato, che non ci provi più.

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