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Parte l'occupazione delle partecipate

Con la riforma Madia i poteri andranno a un amministratore unico, scelto dal governo

Parte l'occupazione delle partecipate

Roma - Il dirigismo di Matteo Renzi non conosce confini. Il controllo del presidente del Consiglio sulle partecipate statali, infatti, potrebbe estendersi a dismisura con l'emanazione del decreto legislativo che attua la riforma Madia, prevista per la riunione di gabinetto del 15 gennaio.Il fulcro di questa innovazione è rappresentato dall'articolo 11 comma 3 del decreto che recita testualmente «l'organo amministrativo delle società a controllo pubblico è costituito, di norma, da un amministratore unico». Questo significa mettere nelle mani di una sola persona il controllo delle aziende partecipate dalle stato nelle sue varie articolazioni. A partire proprio da quelle controllate dal ministero dell'Economia.

Basti pensare all'Anas, che gestisce la realizzazione di strade e autostrade. Oppure al Gme che eroga oltre 10 miliardi di incentivi per le energie rinnovabili. Oppure, sempre per restare in tema energetico, a Sogin che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari e ha in cantiere la realizzazione del deposito nazionale delle scorie. Ultima della serie (anche se il Tesoro controlla 29 società) è Invimit, braccio operativo per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, stimato in circa 400 miliardi di euro. Fatte salve le quotate come Eni ed Enel e le privatizzande Enav e Ferrovie, si replicherebbe, in buona sostanza, il modello della riforma Rai ove il futuro amministratore delegato, Antonio Campo dall'Orto, vedrà crescere le proprie prerogative.Ma sul tavolo non c'è solo l'incremento del potere di indirizzo economico-finanziario del premier.

Si tratta anche di bassa cucina politica. Da qui al 2018, anno di scadenza prevista dell'attuale legislatura, Matteo Renzi potrà installare ai vertici delle controllate dello Stato (e, a cascata, anche in quelle di Regioni e Comuni, anch'esse oggetto della riforma) persone di comprovata fiducia in grado di orientare il consenso, vista l'importanza delle singole materie.Non si spiega altrimenti, infatti, la stretta sui compensi e sulle retribuzioni (già in passato oggetto di tagli), delineata dal comma 7 dell'articolo 11. Viste le grandi responsabilità che si affiderebbero ai singoli amministratori unici e visto l'aumento delle implicazioni sociali connesse agli incarichi, sarà difficile trovare professionisti competenti che accettino un ruolo di rilievo che potrebbe comportare ricadute penali senza un'adeguata remunerazione. C'è molto da obiettare anche sull'eliminazione dei consiglieri di amministrazioni che, in molti casi, sono dipendenti dei ministeri e quindi non ricevono emolumenti.

Così come qualche dubbio sarà sollevato al momento di approvare il comma 12 dell'articolo 11 che colloca in aspettativa gli amministratori unici dipendenti delle società che guidano. In caso di defenestrazione il paracadute è garantito.Uno dei nodi ancora aperti sembrerebbe essere quello del controllo delle partecipazioni. Il governo ipotizza una regia unica per tutti, incluse agenzie fiscali ed enti controllati dal ministero dello Sviluppo.

Renzi, secondo i rumor, starebbe discutendo con il ministro Padoan per tenere la cabina di comando a Palazzo Chigi e non a Via XX Settembre.

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