E Minoli trama per prendersi la Rai renziana

Parte il toto nomi per la presidenza di viale Mazzini dopo la riforma. Per l'ad ipotesi Soldi o Greco

E Minoli trama per prendersi la Rai renziana

Roma - Fallito, come prevedibile, il tentativo avanzato ieri dall'opposizione di far votare dall'aula di Palazzo Madama le «pregiudiziali di costituzionalità» delle legge che ridefinisce, in stile renziano, la Rai di domani. E l'entusiasmo mostrato dal piccolo esercito di senatori della maggioranza è stato tale che sono iniziate a filtrare indiscrezione sul futuro cda della Rai modello Pd. Il toto-nomine ha dilagato una volta, poi, che alcuni hanno addirittura vaticinato per il disegno di legge un percorso in aula velocissimo (talmente veloce da raggiungere il traguardo prima delle ferie estive). Fatto che permetterebbe, in piena zona Cesarini, di scegliere la squadra manageriale della nuova Rai non con la vecchia «legge Gasparri» ma appunto con la nuova norma.

Per paradosso, chi si è sentito più scottato da questa improvvisa impennata d'orgoglio ed entusiasmo del governo, non milita tra i ranghi dell'opposizione, ma tra i banchi di quella sinistra riottosa che mal digerisce gli ordini di scuderia di Largo del Nazareno. Per combattere quella che definiscono una «prepotenza» del vertice del partito, hanno anche indicato un nome per la presidenza della nuova Rai: Giovanni Minoli.

E ancor più a sinistra c'è chi come Loredana De Petris (Sel) cita addirittura l'articolo 21 della Costituzione per dimostrare come le scelte di una governance più snella e decisionista (massima libertà soprattutto all'amministratore delegato indicato da Palazzo Chigi) rischiano di imbavagliare diritti di caratura costituzionale. Di scetticismo fa sfoggio invece il presidente della commissione di Vigilanza Roberto Fico (M5S). Promette battaglia parlamentare affinché la maggioranza dialoghi costruttivamente con quell'opposizione (grillina) che ha avanzato alcune proposte di modifica che entrano nel merito della governance soprattutto a vantaggio dell'autonomia di chi verrà chiamato a gestire il servizio pubblico radiotelevisivo.

Insomma si alza la temperatura e già si intensificano le indiscrezioni sui nomi dei nuovi vertici, in particolare su chi andrà a sedersi nella poltrona ora occupata da Anna Maria Tarantola. La nomina del presidente, secondo il testo emendato in commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, si ottiene con il voto favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza Rai (composta non più da 9 ma da 7 consiglieri, di cui 4 di nomina parlamentare, 2 scelti da Palazzo Chigi su indicazione del ministro dell'Economia e uno scelto dagli stessi dipendenti della Rai). Insomma, dopo i rumors dei giorni scorsi che hanno avuto per protagonista Luisa Todini, già cda Rai e ora presidente di Poste Italiane, come futuro presidente con la benedizione bipartisan, adesso è la volta del papà di Mixer .

L'ex direttore di Rai 2, «pensionato» due anni fa proprio dall'attuale dg Luigi Gubitosi, che gli portò via il programma La Storia siamo noi , potrebbe tornare in corsa proprio per la poltrona presidenziale di viale Mazzini.

La nuova presidenza, però, almeno nelle intenzioni del legislatori che hanno ideato la futura governance , dovrebbe avere un ruolo di garante, quasi da contrappeso al nuovo amministratore delegato «plenipotenziario». L'identikit di quest'ultimo, tra l'altro, avrebbe le fattezze molto somiglianti a Marinella Soldi (direttore generale di Discovery) e a Patrizia Greco (attualmente presidente di Enel).

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