Gaia Cesare
Un gioco di nervi. In attesa che sia l'altro a cedere per primo. Con i due protagonisti che mostrano i muscoli ma confidano entrambi in una risoluzione dello scontro per salvare il proprio onore oltre che il tornaconto, rischiando però di perdere entrambi. Nonostante i toni siano quelli del muro contro muro, il Consiglio dei ministri straordinario che si riunisce domani a Madrid lascia ai negoziati ancora uno spiraglio. Restano così almeno altre ventiquattrore per trattare. Domani - ecco la prima deadline - il governo di Madrid voterà per attivare l'articolo 155 della Costituzione datata 1978. Per la prima volta nella sua Storia, la Spagna potrebbe «prendere tutte le misure necessarie» previste dalla Carta nel caso in cui «una comunità autonoma non rispetti gli obblighi imposti dalla Costituzione o da altre leggi» oppure «agisca in un modo che pregiudica seriamente l'interesse della Spagna». In una parola, Madrid potrebbe cominciare a sospendere l'autonomia. Non a cancellarla ma a fare in modo che «segua la legge» in una sorta di commissariamento in cui il governo centrale si riserva la facoltà di sostituire il presidente della Catalogna con il Prefetto di Catalogna, principale rappresentante dello Stato nella regione, e di rimpiazzare altri funzionari. A quel punto il governatore catalano Puigdemont - come ha minacciato - potrebbe proclamare l'indipendenza, o «confermarla» dopo aver sostenuto ieri (fuori tempo massimo e con ambiguità lessicale) che il Parlament non lo fece nella sessione del 10 ottobre.
Eppure perché l'art. 155 entri in vigore sarà necessario attendere il voto del Senato, previsto per il 30 e 31 ottobre. E qui altra acqua passerà sotto i ponti, probabilmente diversi giorni, prima di dare attuazione al provvedimento. Con molta probabilità il Senato darà seguito alle proposte del Consiglio dei ministri tramite una Commissione congiunta (composta da senatori della Commissione costituzionale) che chiederà al governatore catalano di comparire e motivare la propria posizione.
L'opzione delle urne resta ancora sul piatto.
Nonostante Puigdemont si sia rifiutato di convocare elezioni «per ristabilire l'ordine legale» come aveva suggerito Madrid, il premier spagnolo Rajoy potrebbe usare l'art. 155 per indire nuove elezioni regionali. La chiamata al voto rischia di essere tuttavia una mossa molto rischiosa, che potrebbe regalare agli indipendentisti una maggioranza pro-autonomia più ampia del 47% del 2015.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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