"La verità su Equalize: mai intascato soldi e mai saputo dei dossier. Lo provano anche le intercettazioni: Gallo mi ha tradito"

L’ex presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, indagato per gli accessi abusivi ai dati, racconta per la prima volta la sua versione: "I miei accusatori si raccomandavano di non dirmi nulla. Non si è mai parlato di cose illecite"

"La verità su Equalize: mai intascato soldi e mai saputo dei dossier. Lo provano anche le intercettazioni: Gallo mi ha tradito"

È passato un anno dal terremoto Equalize. Enrico Pazzali è a tutti gli effetti un ex: era il presidente di Fondazione Fiera, uno degli snodi strategici milanesi, qualcuno lo immaginava addirittura come candidato sindaco di una metropoli a trazione centrodestra e il suo nome rimbalzava fra un convegno e un evento.

Dottor Pazzali, in questi lunghi mesi lei ha sempre rifiutato i rapporti con la stampa. Ora ha deciso di concedere, al Giornale, la prima intervista. Che cosa è cambiato?

"Lei ha ragione, ma i motivi della mia scelta sono molto semplici e comprensibili. In linea con quanto suggerito dal mio legale, Federico Cecconi, e come ho sempre fatto, ho sempre anteposto il rispetto della legalità e della magistratura a ogni altro fattore. Ora, dopo essere stato interrogato e aver avuto il confronto con uno dei miei due accusatori, Samuele Calamucci, ritengo sia giusto raccontare anche la mia versione".

Sono molti quelli che l'hanno abbandonata.

"Quando si cade dalla cima i primi a tradire sono gli amici, i più pronti a manifestare rancore sono i beneficiati, i più implacabili quelli che hanno ricevuto i maggiori vantaggi. Rinnegare, diffamare, dimenticare è assai più facile che ricordare. Non credo che sia capitato solo a me, anzi temo di essere soltanto uno degli ultimi nella lista. All'inizio ci si rimane male, ma dopo, paradossalmente, viene da dire non è mai troppo tardi per distinguere gli uomini dai mezzi uomini. Certo è molto importante avere una famiglia come la mia, che mi aiuta e mi sostiene su tutto. E anche tanti amici che sono rimasti al mio fianco in ogni momento".

Lei è accusato di associazione a delinquere e accesso abusivo ai sistemi informatici. Equalize di Pazzali e di Gallo, l'ex super poliziotto suo socio, poi morto agli arresti domiciliari, sarebbe diventata nel tempo una centrale di dossieraggi e ricatti, un grumo di potere al centro di trame oblique.

"Guardi, potrà sembrarle strano ma la verità è molto più semplice".

E qual è la verità?

"Mi faccia spiegare. Io costituii Equalize nel 2018, dopo che la Procura aveva commissariato la Fiera e chiesto di verificare meglio i fornitori. Equalize è stata creata a servizio della compliance. Report tutti rigorosamente costruiti con fonti aperte, pienamente legittimi e regolari. Di più, nel rispetto della legalità e della trasparenza".

Poi purtroppo le cose sono cambiate.

"No, non per me. Io sono stato tradito".

Tradito? Da chi?

"Da Gallo, amico e amministratore delegato della società, che oggi purtroppo non c'è più. E Calamucci, un calunniatore seriale che mi riversa addosso accuse fantasiose, false, inventate di sana pianta. Folgorati sulla via di Damasco, i due signori che, per coincidenza, hanno lo stesso avvocato, circostanza comunque legittima visto che non è mai stata oggetto di obiezione da parte dei pubblici ministeri, hanno iniziato un'abile attività di ammissione dei propri addebiti. Tale atteggiamento è servito a catturare la benevolenza degli organi inquirenti, in vista di un possibile patteggiamento e di una conseguente estensione di corresponsabilità. E non c'è dubbio che io fossi, purtroppo, l'obiettivo più appetibile da prendere all'amo in questa maniera".

Pazzali, 61 anni, è seduto al tavolo di un elegante bar del centro di Milano. Qualcuno lo riconosce e viene a salutarlo. Anche un poliziotto corre a stringergli la mano e lui contraccambia mentre un'ombra di sorpresa si disegna sul suo volto.

Gallo e Calamucci hanno compiuto, secondo le carte dell'inchiesta, centinaia di accessi illegali allo Sdi, la banca dati delle nostre forze dell'ordine. Lei come fa a dire che non ne sapeva nulla?

"Perché è la verità. Io ero il presidente di Fondazione Fiera, trascorrevo il mio tempo in quella sede e, se permette, guadagnavo bene e non mi mancava niente. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché avrei dovuto rovinarmi con le mie mani, a 60 anni, passando il tempo che non avevo a bucare le banche dati. Ma perché poi? Io mantenevo relazioni con magistrati autorevoli, ufficiali della Guardia di finanza, dei Carabinieri e della polizia nel massimo rispetto dei ruoli e avevo progetti importanti da seguire. Perché avrei dovuto rischiare tutto quello che avevo?".

Per brama di potere? Per poter controllare le vite degli altri, se posso riprendere il titolo di un film famoso?

"La verità è che io non controllavo niente e nessuno. Ero convinto che i nostri report fossero realizzati con fonti aperte, legali e legittime. La verità è che io avevo creato Equalize, di cui detenevo il 95 per cento, con Gallo, un amico, che per me era un'icona della lotta alla criminalità, una leggenda, uno che aveva combattuto la'Ndrangheta, aveva risolto sequestri di persona, era stato tutta la vita in prima linea per combattere i malfattori".

Però, prima di morire, Gallo l'ha accusata: "Pazzali sapeva".

"È vero. Ma sono sicuro che se io lo avessi guardato negli occhi, nel corso di un confronto, lui avrebbe ammesso, avrebbe riconosciuto che quelle parole erano menzogna, che si era inventato tutto per tutelare se stesso".

Questo non potrà più accadere.

"Purtroppo è vero, ma nelle intercettazioni, che sono andate avanti la bellezza di oltre due anni, dal 2022 al 2024, ci sono tanti passaggi in cui i due, Gallo e Calamucci, si ripetono: Non dire niente a Pazzali, lui non conosce il nostro lavoro, non dirgli che entriamo nello Sdi. È evidente che non sapevo nulla di nulla. I due lo rammentavano di continuo, e del resto questi report servivano solo per la compliance di clienti grandi e internazionali. I clienti chiedevano informazioni legittime ed Equalize gliele forniva con tanto di documentazione delle fonti. Come fanno tutte le aziende del settore. Gallo mi chiamava dieci volte al giorno, ma mai si è parlato di fare cose illecite. E non c'era motivo per farlo".

Calamucci, nel confronto del 28 ottobre scorso, ha ribadito: "Quello che in realtà non volevamo fargli sapere era la rapidità e la velocità con cui noi avevamo accesso illecito allo Sdi, ma tu lo sapevi benissimo".

"Completamente falso. Loro nelle conversazioni intercettate dicevano sempre: Non dirlo a Pazzali. E non c'è una mia sola parola che dimostri consapevolezza di queste manovre occulte".

Sempre in quel confronto, Calamucci cita la denuncia di Renzi a Report che lui e Gallo erano riusciti a recuperare e a consegnarle. Inventato pure quell'episodio?

"No, è vero, me l'ha inoltrata Gallo, senza richiederlo, come se fosse una notizia in Rete. Tanto che l'ho girata ad un conoscente che mi ha scritto di averla già letta sul Riformista".

In questa storia ci sono molti dossier. Uno di quelli più famosi riguarda Ignazio La Russa. Fu lei a commissionarlo?

"Io non ho commissionato un bel niente, figurarsi se l'avrei fatto con una persona che conoscevo benissimo da molti anni. La questione è molto più banale. Io vedo la Russa, dopo venti minuti passo in Equalize e incrocio il team di Calamucci che sta lavorando per mettere a punto la piattaforma Beyond. Loro mi spiegano: Stiamo testando i PeP (Persone Esposte Politicamente, ndr), e mi viene in mente La Russa, perché l'avevo appena salutato. Così è nato il report che peraltro non contiene, come è ovvio che sia, nessuna informazione riservata perché Beyond accedeva solo a fonti aperte. La mia richiesta era solo per testare la piattaforma che si stava sviluppando".

Questa è una storia di spiate ma anche di spie. Lei aveva rapporti con gli 007 dei Servizi segreti?

"Conosco tre persone appartenenti ai Servizi da circa vent'anni. I primi due conosciuti in un'occasione istituzionale: li avevo aiutati, dato il ruolo che allora ricoprivo, a cercare una sede per l'Aisi a Milano; il terzo l'ho incontrato nel 2002 quando lavoravo a Roma e lui era un giovane capitano. Abbiamo sempre mantenuto rapporti, scambiandoci messaggi conviviali, come riportato negli atti dell'inchiesta. Il resto è solo fiction. Non ci sono mai state manovre sotterranee, o peggio non sono mai esistite reti occulte di potere".

C'è chi ritiene che l'obiettivo di Equalize fosse quello di fare soldi vendendo informazioni riservate. Calamucci sostiene di averle dato in un'occasione un quarto di 25mila euro. Anche questa circostanza non le torna?

"Lui dice di avermi dato i soldi in contanti che ho messo nello zaino nel mio ufficio in Fondazione, ma tutti sanno che io non avevo nessuno zaino in ufficio né tantomeno lo usavo. Poi mi chiedo: perché avrei dovuto accettare un importo di seimila euro, dato che avevo il 95 per cento delle quote, il mio guadagno sarebbe stato più del doppio fatturando e pagando le tasse? Io non ho mai preso illecitamente un centesimo. E non ho mai assecondato in alcun modo scambi di informazioni illecite. Equalize con il suo lavoro produceva utili come in qualunque azienda".

In un caso almeno il network di amicizie le avrebbe dato una mano. Una soffiata l'avrebbe messa in guardia allertandola sull'indagine della Procura di Milano. E ad avvisarla sarebbe stato il suo amico Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia.

"Mi fu riferita una voce che ero genericamente indagato riferita a sua volta da un dirigente dell'Ordine degli avvocati. Gallo mi convinse che era un pettegolezzo, quasi una millanteria e la lasciai cadere".

Un'ultima questione: è vero che le faceva localizzare i cellulari?

"L'ho fatto due volte e sempre per tutelare i miei figli. Ma ero convinto anche in quella circostanza di non aver commesso nulla di illecito e così mi scrisse proprio Calamucci. È tutto confermato dalle analisi forensi dei carabinieri".

Ora cosa farà?

"Io voglio solo ristabilire

la verità: affronterò le accuse: voglio togliermi il fango che mi hanno gettato addosso. Ci vorrà il tempo che ci vorrà, ma su questo non arretro. Io mi sono comportato in modo corretto sempre e cercherò di dimostrarlo".

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