
Dal nostro inviato a Cernobbio (Como)
Al Forum Teha di Cernobbio l'umore non è nero, piuttosto da partita aperta. Tra i duecento manager e imprenditori presenti, il 32,4% prevede quest'anno una crescita di fatturato superiore al 10 percento. Il 26,8% dichiara che la propria azienda va molto meglio dei concorrenti, il 36,6% meglio, il 26,8% in linea e appena il 9,8% peggio. Numeri che testimoniano fiducia, pur dentro un quadro internazionale appesantito da dazi e tensioni geopolitiche.
Il filo conduttore delle voci raccolte è chiaro: il governo ha finora lavorato bene nel garantire stabilità e credibilità sui conti pubblici, ma ora bisogna imboccare la strada della crescita.
Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, si è detto "abbastanza tranquillo", confidando nella capacità di reazione dell'industria italiana. Sulla stessa linea il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro. "Credo che continuando nel cammino che è stato intrapreso e che negli ultimi trimestri ha dato dei buoni risultati, abbiamo cominciato a vedere una riduzione dello spread. Vuol dire riduzione del costo del debito pubblico. Questo ci fa pensare che non sia da escludere che noi possiamo iniziare quel lungo cammino che porta a una riduzione del costo del debito", ha detto ribadendo che la via maestra resta "ridurre il debito e avviare un processo che si autoalimenta".
Ma se la sostenibilità dei conti è considerata un punto fermo, ciò che manca è la spinta alla crescita. Emma Marcegaglia, presidente dell'omonimo gruppo siderurgico, mette in guardia dagli effetti delle nuove tariffe americane. "Il costo c'è, perché noi esportiamo 64 miliardi di euro all'anno verso gli Stati Uniti, ma forse siamo messi meglio di altri Paesi anche se avrà un impatto sulla nostra capacità di crescita". La richiesta al governo è netta. "In manovra bisogna avere una chiara scelta di riduzione del costo dell'energia, un problema enorme che non permette alle imprese di competere".
Sul fronte energia interviene anche Renato Mazzoncini, ad di A2a. "Non stiamo vedendo al momento impatti particolarmente critici sui consumi di gas ed elettricità, le imprese italiane mostrano grande flessibilità. Però l'instabilità non fa bene a nessuno". La ricetta, ha spiegato, è chiara. "Occorrono più rinnovabili e contratti di lungo termine che consentono alle impresa energivore di pagare prezzi inferiori anche del 20-30% rispetto al mercato".
Cristina Scocchia, ad di Illycaffè, ha sottolineato che "la gestione oculata delle finanze pubbliche inizia a dare i propri risultati: per le aziende è un'iniezione di fiducia. Quindi in questo momento bisogna accelerare". Un aiuto concreto, ha proseguito, "può derivare da una riduzione dei costi energetici". E ha aggiunto: "Questo Paese non va da nessuna parte se non abbiamo investimenti che poi generano occupazione. Tutto ciò che a livello di incentivazione può aiutare le imprese a investire è importante". Sul terreno della cooperazione ha insistito Luca Dal Fabbro, presidente di Iren. "Ci aspettiamo un momento di grande volatilità, ma anche di alternanza tra confronto, scontro e cooperazione. Penso che l'Europa e l'Italia abbiano capito che occorre ritornare all'industria per creare autonomia strategica", ha evidenziato. Per Angelo Costa, managing director di Arriva Italia, i trasporti devono essere considerati un settore energivoro "visto che le flotte ricorrono sempre più ai mezzi elettrici".
Infine, Arrigo Giana, ad di Aspi, ha rimarcato l'aumento del traffico autostradale dell'1,5% dall'inizio dell'anno: "È un indicatore positivo perché c'è una correlazione diretta con l'andamento dell'economia", ha chiosato.GDeF