Magistratura

Il partito delle Procure in pressing su Nordio: "La prescrizione slitti"

Le toghe: "Il via dalla scoperta del reato". Per "Repubblica" Guardasigilli d'accordo

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Su uno dei temi che da sempre ha animato e talvolta avvelenato il dibattito sulla giustizia, quello della prescrizione dei reati, ora fa irruzione una soluzione radicale escogitata dal «partito dei pm»: fare decorrere la prescrizione non più dal momento in cui il reato viene commesso ma da quello in cui viene scoperto. Una rivoluzione totale che, secondo gli ideatori, metterebbe al sicuro buona parte dei processi che oggi vengono inghiottiti dallo scorrere del tempo. A parlane esplicitamente è stata, nei giorni a ridosso di Ferragosto, Repubblica. Secondo cui a favore dell'ipotesi si starebbe muovendo un alleato impensato: il ministro della Giustizia Carlo Nordio che sposando la loro ipotesi, e anzi facendola propria e battezzandola addirittura «riforma Nordio», manderebbe un forte segnale di pace alla categoria delle toghe da cui peraltro lui stesso proviene in un momento in cui gli elementi di frizione e di scontro stanno superando il livello di guardia.

Cosa pensi esattamente Nordio non è dato sapere. Dallo staff del ministro spiegano che l'unica presa di posizione ufficiale del ministro sulla prescrizione va considerata quella, espressa in una recente intervista, in cui di una ipotesi del genere non si fa cenno. Ma è un dato di fatto che invece all'interno della magistratura la corrente di pensiero a favore della rivoluzione di cui parla Repubblica è forte, e probabilmente in espansione. Nonostante che sia piuttosto evidente che si prescrivono in continuazione anche reati scoperti poco tempo dopo essere avvenuti, o addirittura in diretta: ne è l'esempio più lampante l'allarme lanciato nei giorni scorsi sulla possibile prescrizione di una parte delle imputazioni per il crollo del Ponte Morandi a Genova. A rischiare l'estinzione di questo e di altri reati, è semplicemente la lentezza inverosimile delle indagini preliminari e dei processi: ma di questa lentezza cronica dell'apparato giudiziario l'Associazione nazionale magistrati non ha mai fatto oggetto di battaglia (se non per protestare contro le presunte carenze di organico).

Così, ecco le toghe portare sul tavolo della trattativa la proposta di posticipare il decorso della prescrizione al momento in cui il reato emerge e le indagini cominciano. È piuttosto evidente che le conseguenze sarebbero paradossali. Un reato anche lieve commesso venti o trent'anni fa, magari in gioventù, da un soggetto che poi ha sempre rigato dritto, nel caso in cui emergesse oggi (magari per una incauta confidenza, o per un caso fortuito) porterebbe obbligatoriamente all'apertura di una indagine, di un processo, eventualmente alla condanna del reo. Ma conseguenze ancora più perverse si avrebbero nella gestione dei fascicoli da parte delle procure della Repubblica: sapendo che dal momento in cui la notizia del reato viene registrata inizia a scorrere la prescrizione, i pubblici ministeri sarebbero tentati di posticipare il più possibile l'apertura del fascicolo, indagando sotto traccia o dietro la copertura di fascicoli-ombra. Un malvezzo che è già presente adesso, e che verrebbe incentivato da una modifica come quella propugnata dai magistrati di cui parla Repubblica.

Il problema è che una idea simile può entrare in circolo solo grazie al marasma in cui l'intero sistema della prescrizione ormai è precipitato, grazie alla successione di una serie di tre modifiche nel giro di pochi anni (firmate rispettivamente dai ministri Andrea Orlando, Adriano Bonafede e Marta Cartabia) che hanno prodotto un coacervo in cui anche i giuristi faticano a districarsi. Nella sua intervista di qualche giorno fa, Nordio annuncia l'intenzione di azzerare o quasi la riforma Cartabia, «che ha creato enormi difficoltà applicative», ma senza entrare nei dettagli della soluzione in preparazione. In Parlamento ci sono proposte in arrivo sia dal centrodestra che da Azione.

Tra le prime, ci sarebbe anche l'idea di tornare semplicemente al testo della riforma Orlando: con il Pd pronto in quel caso a fare le barricate contro una norma da esso stesso voluta ed emanata.

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