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Summit degli azzurri: via ai candidati sindaco

Il partito indicherà i propri nomi da lanciare

Roma - I sondaggi parlano chiaro: il centrodestra unito vince. Quindi serve rinsaldare l'alleanza con la Lega. Ma, sempre i sondaggi, dicono un'altra cosa: o gli azzurri stanno con la schiena dritta o il Carroccio li fagocita tutti. Ecco perché, nel giorno in cui si tiene una riunione con tutti i coordinatori regionali per fare il punto della situazione e parlare delle prossime amministrative, arriva la decisione: gli azzurri lanceranno i propri cavalli in tutti i 21 capoluoghi in cui si voterà la primavera prossima: Milano, Napoli, Bologna e Torino le più importanti. Logico che poi si dovrà «trovare la quadra» con gli alleati, Lega in testa. Ma altrettanto logico che i berlusconiani non possono aspettare di subire le scelte di Salvini.

Il partito, quindi, si riorganizza e cerca di pescare nel grande mare dei delusi dalla politica. Lo fa per esempio Antonio Tajani che oggi e domani, a Fiuggi, darà vita a una kermesse dal titolo «L'Italia e l'Europa che vogliamo». Si parlerà di immigrazione, disoccupazione giovanile, necessità di una nuova e moderna politica a sostegno dell'economia reale, costruzione di un centrodestra rassicurante legato alla famiglia del popolarismo europeo. Una manifestazione che sarà chiusa da una telefonata di Berlusconi, ancora ospite in Russia dall'amico Vladimir Putin. Anche Tajani sogna e lavora per la riscossa: «Serve un centrodestra vincente, non certo un'accozzaglia di persone e sigle. Salvini è il nostro interlocutore privilegiato ma non siamo disposti a rinunciare alle nostre idee. La nostra appartenenza al Ppe è fuori discussione».

In serata, lo stato maggiore del partito s'è riunito a Palazzo Grazioli, pur in assenza del leader. Tutti d'accordo: ci sono margini per ripartire. Lo dicono Sestino Giacomoni, Marcello Fiori, Gregorio Fontana, Marco Marin, Maria Stella Gelmini, Giovanni Toti, Vincenzo Gibiino, Stefano Mugnai, Remigio Ceroni, Sandro Biasotti, Sandra Savino. A un patto: basta soccorsi a Renzi. E Toti lo ribadisce: «Non abbiamo nostalgia del patto del Nazareno.

Sulle riforme c'è tempo per cercare e trovare un'ampia condivisione ma per Renzi non ci sarà una scialuppa di salvataggio azzurra».

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