Quando mancano ormai meno di due anni alla fine della legislatura, i partiti sono alle prese con grandi ristrutturazioni. Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica a Bologna nonché autore del libro “Libertà inutile. Profilo ideologico dell'Italia repubblicana” (edito da Utet), in questa conversazione, ci aiuta a delineare i contorni del futuro della politica italiana.
Chi saranno i leader che si sfideranno alle prossime elezioni politiche?
“Credo che il Pd sceglierà Letta quasi sicuramente. Gli altri sono in difficoltà perché il centrodestra deve scegliere tra Salvini e la Meloni che, se continua a crescere, sarà difficile tenerla ferma. Ci sarà un terzo incomodo, una piccola ammucchiata di partiti di centro. Poi bisognerà vedere cosa faranno i Cinquestelle che, probabilmente, si scinderà in due partiti: uno di Conte e uno di qualcun altro come Di Battista che forse in questi giorni è in vacanza, ma per le elezioni del 2023 ci sarà. Molto dipende anche dalla legge elettorale perché, se incentiverà il superamento del 5%, il centro dovrà pensare a lungo sul da farsi. Se, invece, la legge elettorale consentirà lo spappolamento, allora ci spappoleremo allegramente”.
Enrico Letta riuscirà a dar vita a un'alleanza organica tra Pd e M5S?
“No, non ci riuscirà, ma mi auguro che non ci penserà nemmeno. Prima bisogna rendere forte il partito e occorre cambiarlo profondamente e ristrutturarlo in maniera significativa altrimenti si fa un'alleanza che parte già mediocre. Mi auguro che non si muovesse in quella direzione, ma se lo facesse, non farebbe molta strada”.
Come sarà il nuovo M5S di Conte?
“L'ex premier diventerà il leader di quella parte di elettorato che gli è affezionata e che gli è anche riconoscente, però non so se sarà in grado di cambiare davvero il M5S e sfruttare al massimo l'insoddisfazione per quello che non è stato conseguito e aver perso una parte del potere politico conquistato nel 2018”.
La partecipazione al governo Draghi gioverà alla Lega?
"La presenza del Carroccio nel governo non sarà controproducente perché la Lega è uno stato d'animo, un insieme di emozioni e di interessi che non sono passate. Tutti parlano della questione meridionale, ma al Nord chiedono ancora maggiore autonomia e, quindi, lo spazio della Lega è ancora grande”.
E la svolta europeista di Salvini è già tramontata?
“La svolta europeista non è tramontata semplicemente perché Salvini non l'ha mai fatta. Lui è un sovranista opportunista. Sta nel governo perché è necessario, ma in realtà nel governo c'è Giorgetti che non è un europeista però ha capito che l'Europa serve alla Lega e, quindi, è giusto che la Lega, almeno in parte, la sostenga. Fino a quando questo possa durare non lo so, ma ho l'impressione che nel momento in cui ci sarà un minimo di libera competizione, Salvini tornerà sulle sue posizioni sovraniste. E, infatti, quando va in giro incontra Orban e la prossima volta chissà, vedrà anche Erdogan...".
La concorrenza tra Salvini e Meloni determinerà la fine della coalizione di centrodestra?
“Rischiano entrambi, però la Meloni ha bisogno di stare in un governo di centrodestra perché da sola non potrebbe mai vincere le elezioni. E il centrodestra ha bisogno della Meloni dato che quel 15% può essere decisivo.
Sia Meloni sia Salvini continueranno ad avere dei conflitti, però, dal punto di vista elettorale mi pare che siano sufficientemente intelligenti da non arrivare a un punto di rottura. Sarà interessante vedere come finirà la storia della presidenza del Copasir e, secondo me, si concluderà con un uomo scelto dalla Meloni e credo che entrambi debbano andare in questa situazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.