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Passo indietro sulla task force. Così Conte prova a salvarsi il posto

"No a strutture invasive". E vuole chiudere la partita in fretta: "Cdm tra il 26 e il 31". Oggi vertice con Iv: dirà sì alle loro richieste, ma sul Salva Stati rinvia la decisione alle Camere

Passo indietro sulla task force. Così Conte prova a salvarsi il posto

Sintesi, credibilità e rapidità: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte scandisce i tempi per chiudere il dossier Recovery e archiviare la crisi politica aperta Italia Viva. Nel giorno in cui il capo dell'esecutivo avvia il giro di colloqui con le forze di maggioranza, si attenua lo scontro con i renziani. Nella prima giornata di riunioni bilaterali, Conte incontra le delegazioni di Pd e M5S. E tra un colloquio e l'altro, l'avvocato del popolo sale al Colle dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (nel tondo) per gli auguri di auguri di Natale. Oggi toccherà ai gruppi di Leu e Italia Viva. È chiaro che l'appuntamento, fissato per le ore 11 di oggi con la delegazione dei renziani, sia il passaggio cruciale: Renzi ha consegnato al premier un documento con un elenco dettagliato di proposte e priorità per rilanciare l'azione dell'esecutivo. Oggi alle 11 la prova verità: il presidente del Consiglio si presenterà con una controfferta: conferma della task force (ridimensionata nei poteri e nella composizione) e sottoscrizione del documento politico Iv. Per l'attivazione del Mes, Conte lascerà la decisione nelle mani del Parlamento.

È il punto di caduta per salvare capre e cavolo. Compromesso che i renziani giudicano «un buon punto di partenza per far ripartire il dialogo». Ed infatti, Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Iv, spiega: «Qualcosa è cambiato. Conte deve riconquistare la fiducia». Il mezzo passo indietro sulla task force trova conferma nel corso dell'incontro tra il presidente del Consiglio e la truppa Pd: «Sulla task force occorrerà una riflessione ampia e condivisa. È chiaro che avremo bisogno di qualche strumento, che ci assicurerà innanzitutto un monitoraggio. Ce lo chiede l'Ue, che vuole un monitoraggio puntale, concentrato, centralizzato. Su questo però potremo tornare a ragionarci tutti insieme per trovare le migliori soluzioni nell'interesse collettivo. Non è pensabile, e non ci abbiamo mai pensato, che ci sia una struttura centralizzata che possa essere invasiva». Confermando che «i soggetti attuatori saranno sindaci, Regioni e ministeri». Il premier vuole chiudere in fretta la partita: «Sarebbe imperdonabile arrivare tardi o sottrarre tempo al Parlamento. Dobbiamo approfittare di queste vacanze per lavorare, per cercare di fare tutte le interlocuzioni e arrivare in Cdm prima della fine dell'anno, tra il 26 e il 31 dicembre. Andare oltre sarebbe un pessimo segnale a noi stessi, al Paese e ai cittadini che stanno soffrendo». Per Conte va trovata presto «una sintesi efficace», dice intervenendo all'inaugurazione del Data Center di Modena.

«Perché - puntualizza l'inquilino di Palazzo Chigi - ne va della credibilità del Paese in Europa». Altro segnale di apertura con il passaggio in Parlamento del Recovery plan italiano. In attesa del faccia a faccia di oggi con gli uomini di Renzi, ieri il capo del governo ha incontrato anche il gruppo dei Cinque stelle. Nell'incontro con la delegazione grillina, coordinata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il premier ha illustrato la proposta italiana sul Recovery: 6 missioni, che si articolano in 18 componenti.

«A supporto dei progetti c'è la riforma della giustizia, una riforma di sistema che è stata tenuta separata dalle sei missioni ma che sarà un pilastro del recovery: su questo, come sistema Paese, ci giochiamo una parte ingente di credibilità», ha spiegato il premier. Tra le opzioni sul tavolo l'ipotesi di costituire un gruppo di lavoro collegiale con i partiti della maggioranza.

Resta da capire se in sostituzione o aggiunta alla cabina di regia degli esperti.

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