RomaLa scelta è chiara: inseguire il consenso attraverso un aumento delle pene. E poco importa che l'impianto legislativo sia veramente efficace e non rischi di far saltare gli equilibri e i rapporti tra i reati e la loro gravità.
Con un blitz del governo passa in commissione Giustizia del Senato l'emendamento che alza la pena per il reato di corruzione commesso da pubblici ufficiali fino a 6 anni nel minimo e 10 nel massimo. Un affondo che scatena i mal di pancia di Forza Italia e Ncd dal momento che l'emendamento del relatore prevedeva di aumentare fino a 10 anni la stessa pena, ma lasciava intatta la pena minima (4 anni) prevista attualmente dal codice penale. E il ministro Orlando annuncia che sarà approvato al Senato la prossima settimana.
Un inasprimento che rafforza l'ipotesi che ci si ritrovi costretti a dover rimettere mano a tutto il sistema delle pene relativo al reato di corruzione. «Il reato di corruzione sarebbe più rilevante della corruzione in atti giudiziari» obietta il presidente della Commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma. «Se il governo ci avesse pensato prima sarebbe stato meglio». Senza contare che come dice Tiziana Maiolo in un tweet , si avrebbero anomalie rispetto a fattispecie ben più gravi, perché «se si arrivasse a punire con dieci anni di carcere la corruzione, per una rapina a mano armata se ne dovrebbero dare almeno venti».
Non è questo, però, l'unico problema. Perché mentre Matteo Renzi provvede subito a pubblicare il suo commento - «Prima l'Autorità affidata a Cantone, poi i commissariamenti con il decreto Madia. Ora aumentiamo le pene per i corrotti» - il governo si avvia allo scontro anche sul falso in bilancio, suscitando malumori anche dentro le file del Pd. Il nodo è che dell'emendamento ad hoc - annunciato a mezzo stampa dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando lo scorso 5 febbraio - non c'è ancora traccia. Una sgarbo che provoca la reazione di Nitto Palma. «Fino a prova contraria, il Parlamento non è il cavalier servente del governo: il rispetto nei confronti del Parlamento il governo lo deve avere. Decida quello che vuole fare, ma non può immaginare che i suoi errori possano esimerlo dalla responsabilità della lentezza con cui stanno procedendo i lavori».
«Il governo» - spiega Nitto Palma - ha annunciato ai giornalisti la volontà di presentare un emendamento sul falso in bilancio dopo che il provvedimento si era bloccato in commissione per iniziativa dello stesso governo. Poi ha annunciato un nuovo emendamento sul falso in bilancio. Ma questa è un'attività mediatica, non parlamentare. A questo punto sia il Pd che Ncd che Forza Italia chiedono che il governo lo presenti in commissione». Un atteggiamento, quello del governo, che Lucio Malan bolla come un anomalo e inedito caso di «auto-ostruzionismo». «Prosegue l'ostruzionismo del governo, che dopo aver propagandato sui giornali la presentazione dell'emendamento, ancora non l'ha fatto».
Restano poi altre zone d'ombra. La nuova normativa dovrebbe accompagnarsi a una estensione dell'area di discrezionalità delle procure che potranno procedere d'ufficio.
«Con la perseguibilità d'ufficio per il falso in bilancio» spiega Malan «decide il magistrato, al di là che il fisco o i soci si lamentino. Una misura che appare risolutiva rispetto alla vexata quaestio : apriresti un'azienda in Italia? Risolutiva sì, perché grazie a norme come queste semplicemente non ci sarà più chi farà impresa in Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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