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Patrizio Bianchi, il professore di Bologna al ministero dell'Istruzione

Professore universitario, ferrarese, prodiano ed europeista. Il profilo di Patrizio Bianchi, l'uomo che ricoprirà il ruolo di ministro dell'Istruzione nel governo Draghi

Patrizio Bianchi, il professore di Bologna al ministero dell'Istruzione

Il prossimo ministro all’Istruzione è il prof. Patrizio Bianchi. Una scelta in continuità con l’ultimo governo ma, allo stesso tempo, di rottura. Il prof. Bianchi è stato a capo della task force ministeriale, formata dal Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, per la gestione della ripresa scolastica nell'ambito della pandemia di Covid-19. Tuttavia il corposo curriculum del professore ferrarese lo mette al riparo dalle critiche che molto spesso sono piovute sulla testa della ministra Azzolina. Il suo curriculum vanta, tra le altre cose, la nomina a Commendatore al merito della Repubblica Italiana e il conferimento di un riconoscimento da parte dell’Accademia nazionale dei Lincei per la sua attività nelle scienze sociali e politiche.

Prof. Bianchi: un uomo dell’università

Il prof. Bianchi è nato nel 1952 a Copparo, un piccolo paesino in provincia di Ferrara. Appassionato di studi classici nel 1976 si laurea con lode in scienze politiche presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Dopo poco si sposta a Londra, approfondendo i suoi studi alla London School of Economics con il Professor Basil Yamey. In Gran Bretagna, tra il 1978 e il 1979, collabora con la Price Commission britannica, una commissione istituita al fine di controllare la deriva inflazionistica della sterlina. Il prof. Bianchi si occupa di un’indagine sul controllo dei prezzi nel settore del cemento, a cui dedica il suo primo saggio. Nel 1980 torna in Italia e diventa ricercatore presso la Facoltà di Economia dell'Università di Trento. Due anni dopo torna a Bologna, la città nella quale si era laureato, nel 1986 vince la cattedra di Professore Associato, e nel 1994 diventa Professore Ordinario di Politica Economica, Dipartimento di Scienze Economiche. Nel 1997 lascia il capoluogo felsineo e torna nella sua Ferrara dove l'anno successivo fonda la Facoltà di Economia, in cui attualmente ricopre il ruolo di Professore Ordinario di Economia e Politica Industriale (Economia Applicata).

Il 2004 è l’anno del salto di qualità nella sua carriera accademica perché diventa Rettore dell’Università di Ferrara, ruolo che ricopre fino al 2010. All’Università di Ferrara ha mantenuto la titolarità della Cattedra UNESCO in "Education, Growth and Equality”.

Dal gennaio 2020 il prof. Bianchi è direttore scientifico di una eccellenza accademica bolognese, l’Ifab - Fondazione Internazionale Big Data e Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Umano.

L’impegno in politica: assessore all'istruzione in Regione Emilia Romagna

Patrizio Bianchi è un tecnico prestato alla politica, di area “prodiana”. Il primo a chiamarlo a rivestire un ruolo politico fu Vasco Errani, allora presidente della Regione Emilia Romagna, che lo pose alla guida dell’Assessorato all’Istruzione. Ruolo che continuò a svolgere anche con Presidente Stefano Bonaccini, succeduto a Errani. Tra i suoi contributi più importanti si può ricordare la riforma della formazione professionale regionale e la gestione, tra il 2012 e il 2014, della ripartenza delle attività didattiche e la ricostruzione delle scuole nell’area colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012. Dal punto di vista del posizionamento politico si può affermare che che il prof. Bianchi sia un europeista convinto, partecipa, infatti, al Movimento Europeo Italia, un’associazione di forze democratiche che vedono nell’unità europea la realizzazione del messaggio di Ventotene.

Le linee guida per la scuola di domani

Durante la quinta edizione degli Stati Generali della Scuola Digitale di Bergamo il prof. Bianchi è intervenuto, insieme alla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, a parlare delle prospettive della scuola in epoca Dad. “Non c’è dubbio che la scuola sia il pilastro fondamentale per lo sviluppo del Paese- disse il prof. Bianchi in quell’occasione -, in una logica di apertura in connessione diretta con i ragazzi sul territorio”.

E poi ha parlato della necessità di rifondare una nuova cultura scolastica, tracciando quello che ora potrebbe diventare lo scheletro del suo programma di governo: “Dovrà essere rifondata sulla base di tre elementi imprescindibili: un piano nazionale contro la dispersione scolastica, un piano per la formazione delle competenze digitali e un piano di recupero della funzione critica dei ragazzi nei confronti del mondo”.

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