La nota di Palazzo Chigi parla di «lungo e cordiale colloquio telefonico». Ieri mattina alle 11.30 il premier Draghi chiama Silvio Berlusconi. Il colloquio rientra, spiega la stessa nota, nella serie di incontri e confronti che il presidente del Consiglio tiene regolarmente con i leader dei partiti che formano l'ampia maggioranza che sostiene il suo esecutivo. Però salta agli occhi degli osservatori politici la tempistica di una telefonata che arriva a meno di ventiquattro ore dall'incontro tra il premier e il leader della Lega. Era necessario, da parte del Carroccio, ricucire lo strappo della mancata presenza dei suoi rappresentanti nel Cdm che ha licenziato martedì scorso la delega fiscale e la riforma del catasto. Argomenti sui quali Forza Italia ha dimostrato, fanno sapere dal partito, una rigorosa coerenza con le rassicurazioni che lo stesso Draghi aveva offerto a inizio estate sul fatto che questo «non è il momento per chiedere soldi agli italiani ma per darne». Insomma niente patrimoniale (a inizio estate c'era stato il ciclico ritorno dell'argomento grazie alle minacce della parte più radicale dei dem) e niente aumento delle tasse. Con queste ferree coordinate si può dare, sottolineano gli azzurri, piena fiducia al governo con una delega fiscale e con una riforma del catasto che renda i registri immobiliari più aggiornati senza il bisogno di aumentare le tasse sulla casa. E Berlusconi a sera twitta: «Abbiamo condiviso il percorso avviato sulla delega per la riforma fiscale e si è discusso delle prospettive legate alla ripresa economica in atto».
Nel corso del colloquio tra Draghi e Berlusconi è stato dunque toccato il tema del fisco e dell'urgenza di una sua riforma. Il premier ha anche illustrato alcuni provvedimenti che verranno inseriti nella prossima manovra. A questo proposito Berlusconi è tornato a chiedere che in manovra trovino posto sostegni all'economia come il Superbonus. Tema del colloquio anche la stabilità del Paese. Una stabilità che proprio Berlusconi si è impegnato in prima persona a garantire. I due hanno anche concordato un prossimo incontro de visu. Già dalla prossima settimana il leader di Forza Italia potrebbe infatti essere nella Capitale. Sul tasto della stabilità spinge anche Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori azzurri. «Gli italiani vogliono stabilità, sicurezza e investimenti per la crescita e per modernizzare il Paese - dice -. La telefonata tra il presidente Berlusconi e il presidente del Consiglio va proprio in questa direzione. Tornerà il tempo della contrapposizione e dell'alternanza: oggi, però, abbiamo il compito storico di far tornare l'Italia a crescere e di non sprecare la grande opportunità offerta dal Recovery fund».
In attesa di un vertice di coalizione, gli azzurri continuano a sottolineare l'importanza dell'impronta dei moderati sul primo turno delle amministrative. Analizzando i voti di lista, infatti, dalla direzione del partito fanno notare che Forza Italia è l'unico grande partito dell'attuale maggioranza di governo a guadagnare nel confronto tra il voto di domenica e lunedì scorso e quello delle elezioni europee del 2019. Perdono pesantemente sia Pd, che Movimento Ciquestelle. E perde anche la Lega di Salvini.
Tra i grandi partiti guadagna soltanto Fratelli d'Italia (+3,8%) che però non fa parte della maggioranza. E da Forza Italia sottolineano come questo risultato può essere spiegato con la politica perseguita da Berlusconi di garantire il massimo di stabilità a un Paese flagellato da pandemia e crisi economica. E il pensiero va subito all'analisi del voto elaborata dagli azzurri. «Il centrodestra non riesce a vincere nelle grandi città - si legge nell'analisi confezionata dal deputato Gregorio Fontana -, dove l'elettorato è più informato e più aperto all'Europa e al mondo. A differenza del passato non abbiamo neanche provato a competere per conquistare questo elettorato urbano».
«La coalizione di centrodestra - sottolinea la ministra Mara Carfagna, durante un evento elettorale a Torino con il candidato del centrodestra Paolo Damilano - vince infatti se si rafforza il centro liberale, moderato, europeista e garantista».
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