Nel governo scatta l'allerta banche. E prende quota l'idea di rifinanziare il fondo di garanzia interbancario e aumentare la garanzia statale.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio si vedono a Palazzo Chigi per offrire all'esterno un'immagine di compattezza dopo la bufera del condono e della «manina». E decidono di lanciare almeno un primo segnale ai mercati, di fronte alla persistente crisi dei nostri istituti di credito. Se sullo sfondo si lavora a una mediazione con Bruxelles (con un possibile incontro tra Giuseppe Conte e Jean Claude Juncker il 5 novembre e una minima limatura del deficit) per allentare la tensione, la questione banche continua a preoccupare l'esecutivo.
I messaggi di allarme dei principali istituti sono stati recepiti forti e chiari nei giorni scorsi all'esecutivo. Da giugno in poi banche e cittadini italiani, detentori di titoli pubblici, hanno visto svalutare i propri asset di circa 230 miliardi. Una discesa insostenibile soprattutto se il quadro complessivo, dopo i downgrade delle agenzie di rating, dovesse ulteriormente aggravarsi andando a inceppare il motore fondamentale del credito. Queste istanze sono state subito raccolte dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria. La Lega ha iniziato ad alzare il pressing sui Cinquestelle. E ieri anche da Luigi Di Maio è arrivata una apertura con presa d'atto che «un conto sono i banchieri, un conto i risparmiatori» sui quali rischiano di scaricarsi le tensioni dei mercati. Tra le ipotesi una riedizione dei Tremonti Bond, ovvero di quelle obbligazioni bancarie emesse dagli istituti di credito quotati in condizioni finanziarie sane che hanno come obiettivo il rafforzamento del capitale di vigilanza.
Alla fine Salvini dichiara che «nessuna banca sarà in difficoltà». E anche Di Maio assicura che ci sarà il «sostegno alle banche, senza però che a rimetterci siano i cittadini». Quasi contemporaneamente il viceministro all'Economia Massimo Garavaglia, a Sky Tg24 da Maria Latella, si dice convinto che «un intervento non sia necessario e speriamo che la febbre passi presto. Ove fosse necessario intervenire, lo si farà e in fretta». E sotto traccia si inizia anche a parlare di possibili piani di aggregazione per i soggetti in difficoltà.
Confronto ancora aperto anche sul Dl Fiscale dove i Cinquestelle chiedono di togliere ogni riferimento a uno scudo per capitali detenuti all'estero. Richiesta che la Lega non avrebbe difficoltà ad accogliere. Sul fronte Rai «è una questione che stanno risolvendo, com'è giusto che sia, Salini e Foa», dice Salvini. Sulle nomine la quadratura del cerchio ancora non è stata trovata ed è possibile che i due leader tornino a sentirsi oggi prima della partenza del ministro dell'Interno verso il Qatar. La casella del Tg1 resta da riempire e bisogna individuare un nome condiviso entro questa sera o al massimo entro domani mattina, a meno che non si decida di far slittare ancora la pratica. Ieri era spuntato il nome di Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it. Probabile, però, che invece di un tg gli sia affidato un programma.
I due leader avrebbero consegnato all'ad una rosa di nomi da cui pescare il futuro direttore del telegiornale nazionale. Lo schema resta quello basato sull'alternanza, che ha contraddistinto l'assegnazione dei ministeri nel governo gialloverde.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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