Siamo alla crescita zero, con tendenza alla recessione. I media governativi per controbilanciare la cattiva notizia presentano la bella favoletta del miglioramento dell'occupazione, che è una pietosa illusione. Analizzando i dati Istat e Inps e del Rapporto Svimez 2019 emerge che le dinamiche della disoccupazione e dell'occupazione sono sconfortanti e dimostrano il doppio fallimento del decreto dignità e della politica industriale del governo.
Gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 sono calati di 107 mila unità mentre nel Centro Nord c'è un aumento di 48 mila. Ma l'analisi dei dati mostra che la lieve crescita dell'occupazione in Italia si è fermata a maggio. In giugno i lavoratori in Italia calano di 6.000 unità. La causa della precedente crescita di occupati, però, era in gran parte dovuta all'aumento dei lavoratori autonomi, fuori cioè dalle tenaglie del decreto dignità. E la fine in giugno dell'aumento dei lavoratori autonomi, che durante quel mese sono calati di 58.000 unità su maggio non è stato compensato dall'aumento dei subordinati.
Si potrebbe replicare che comunque per il lavoro dipendente, tra il secondo semestre 2018 e il primo 2019, c'è una crescita dell'1 per cento. Ma tale crescita, a giugno sparita, è dovuta alla riduzione delle ore lavorate del 5,8% rispetto a quelle del 2008. La Fondazione Kuliscioff, vicina alla Uil fa notare che il Jobs Act varato dal Pd ha finanziato la conversione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato e che il decreto Dignità ha scoraggiato quelli a termine anche tassandone il rinnovo.
Così ci sono i contratti a tempo indeterminato con meno ore lavorate per addetto al posto della flessibilità con contratti a termine, che giova all'occupazione nelle società industriali avanzate, perché accresce la produttività, mediante l'utilizzo pieno degli impianti. La soluzione del decreto Dignità, più lavoratori che lavorano meno ore con minor produttività ed eliminare il lavoro saltuario è una tipica ricetta pauperista. Il tasso di inattività della nostra popolazione da 8 mesi è +0,2% rispetto alla media 2018. Ciò riduce artificiosamente la disoccupazione ed è stimolato dal reddito di cittadinanza, che sussidia chi sta a casa e forse lavora in nero. In parte ciò spiega la grande decrescita dell'occupazione nel Sud.
Nel giugno 2019 le ore di cassa integrazione autorizzate sono state del 42,6% più numerose di quelle di 12 mesi fa, il che dimostra il fallimento della politica industriale del governo al Nord e al Sud e l'assurdo di cercare di creare occupazione coi «navigator», cioè altri burocrati, anziché mediante corsi di formazione per le nuove tecnologie.
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