Paura a Milano per il corteo dei black bloc Ma in strada sfilano solo pochi antagonisti

Ingente schieramento di forze dell'ordine. E la manifestazione è un flop

Paura a Milano per il corteo dei black bloc Ma in strada sfilano solo pochi antagonisti

Milano Più poliziotti, meno anarchici, uguale flop. Questo in sintesi il risultato di quella che doveva essere una manifestazione dai toni apocalittici sul fronte dell'ordine pubblico e che invece ha dimostrato per l'ennesima volta negli ultimi tempi solo un abile uso da parte degli «antagonisti» della terminologia allarmistica su siti e volantini, nonché la pronta risposta di massima allerta da parte delle forze dell'ordine. Che ieri pomeriggio erano oltre 500 schierati lungo il percorso del corteo di protesta contro Eni e multinazionali partito con due ore di ritardo dalla stazione Centrale (alle 17 anziché alle 15) e diretto in via Carlo Imbonati, al quartiere Isola, a nord della città.

Se gli anarchici volevamo mettere a ferro e fuoco la città, qualcuno deve aver sbagliato alla grande calcoli e previsioni di guerra. Sarà che la polizia milanese non ha più dimenticato la violenza dei black bloc che il primo maggio 2015, nel giorno dell'inaugurazione di Expo, scatenarono una violenza di cui a Milano non si aveva memoria da parecchio. Nemmeno i «rinforzi», provenienti dalla Liguria e dal Nord est, giunti in città a bordo di due auto - che trasportavano ben 27 bastoni di legno, dieci mazze di ferro e un coltello - hanno sortito l'effetto sperato. I cinque italiani che erano sulle vetture infatti sono stati individuati poco prima della partenza del corteo all'angolo tra via Lario e via Stelvio, cioè proprio nelle immediate adiacenze del percorso scelto dai manifestanti, pronti a entrare in azione. La Digos li ha bloccati, scoprendo che si trattava di «vecchie conoscenze», giovani ma soprattutto meno giovani appartenenti all'area anarchica più irriducibile con alle spalle precedenti per reati di piazza. Sono stati tutti denunciati a piede libero per porto di oggetti atti a offendere.

Alla manifestazione hanno partecipato poco meno di 300 persone, gruppi di anarchici e antagonisti insieme a rappresentanti dei No Tav, No Tap e gruppi a favore della Palestina. Alla partenza gli organizzatori al megafono hanno chiesto di «tenere lontano i giornalisti», quindi alcuni partecipanti si sono staccati dalla folla e, oltre a lanciare fumogeni, hanno imbrattato con le bombolette vetrine, bancomat e le saracinesche dei molti negozi e bar rimasti chiusi proprio per prevenire danni maggiori.

La polizia locale intanto aveva già fatto rimuovere le auto in sosta e spostato molti cestini dei rifiuti, mentre molte zone erano letteralmente accerchiate dagli uomini del Reparto Mobile. In particolare l'area di servizio dell'Eni di via Galvani e la sede della Regione Lombardia, obiettivi di sicuro interesse per i manifestanti, che però li hanno potuti appena sfiorare. E solo con lo sguardo.

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