È una giornata di attesa, riflessione e decantazione dentro Fratelli d'Italia. Lo scontro Meloni-Berlusconi ha lasciato il segno. E la tensione è ancora palpabile. C'è chi si affida alla leader del partito per risolvere la questione, chi si attesta su una linea dura, chi osserva fiducioso convinto che i dissapori non potranno che essere superati («sappiamo che dobbiamo fare un governo, non ci sono alternative»), chi tiene alti i toni, chi spera nella capacità di mediazione di Antonio Tajani.
Al Senato «i numeri ci sono, anche se non larghissimi purché si resti tutti uniti. Se qualcuno della coalizione si sfilasse si assumerebbe una enorme responsabilità innanzitutto verso gli elettori», dice, parlando all'Adnkronos il capogruppo di Fdi al Senato Luca Ciriani, a chi gli chiede se sia immaginabile un percorso senza Forza Italia. «Non so se sia previsto un incontro, ma innanzitutto servono comportamenti coerenti. Noi siamo stati a lungo, di gran lunga, il partito più piccolo del centrodestra ma sempre con lealtà e realismo. Abbiamo un solo campo di gioco: il centrodestra».
Nella coalizione si prova a stemperare il clima, i pontieri sono al lavoro per un incontro tra la premier in pectore e il Cavaliere. Il segnale è stato recapitato. Giorgia Meloni vuole forgiare un esecutivo in cui si riconosca pienamente e vuole far capire che spetta a lei decidere la composizione della sua squadra. Niente governicchi, insomma, dicono dentro Fdi, e pieno esercizio della sua leadership. Un faccia a faccia nelle prossime è da escludere. Per 48 ore, i leader del centrodestra si prenderanno una pausa di riflessione prima di affrontare una settimana decisiva per definire la squadra di governo, costituire i gruppi parlamentari con la nomina dei rispettivi presidenti. Senza contare il complesso gioco a incastro dei vicepresidenti di Camera e Senato.
È chiaro che è necessario mettersi alle spalle una falsa partenza. C'è anche chi legge nelle parole rivolte dalla Meloni al centrosinistra, impegnato a sparare a zero sui presidenti delle Camere, un messaggio nella bottiglia indirizzato agli alleati. «Mi auguro che il senso di responsabilità della politica prevalga sull'odio ideologico, perché l'Italia e gli italiani devono tornare a correre, insieme» dice la presidente di Fratelli d'Italia. Parole che la premier in pectore usa per esprimere solidarietà a Ignazio La Russa, dopo le minacce sulla sede del partito alla Garbatella, con tanto di stella a cinque punte.
Lo stato maggiore di Fratelli d'Italia sostiene che non siano stati loro a tradire i patti e che anzi l'accordo fosse stato chiuso nel dettaglio, ministeri e nomina di La Russa al Senato compresa, e poi alcuni dirigenti azzurri abbiano fatto pressione e convinto Berlusconi a ripensarci. Ora bisogna ricucire, partendo da un presupposto: «Non è questione di numeri di ministeri, ma di qualità dei nomi». La richiesta è quella di alzare il livello e prendere atto che, ad esempio alla Giustizia, un nome come Carlo Nordio può fare meglio di chiunque altro.
Un pensiero allo scontro tra i leader lo rivolge anche Matteo Salvini. «Sono sicuro che fra Giorgia e Silvio tornerà l'armonia fondamentale per governare». E prova a seminare ottimismo anche Raffaele Fitto, figura di esperienza che potrebbe svolgere un ruolo da pontiere: «Meloni ha le idee chiare. Mi sembra che i primi due segnali comunque siano chiari. La maggioranza c'è», sottolinea Raffaele Fitto. «Ora siamo in una fase di rodaggio, ma supereremo le difficoltà». Per la squadra di governo «si sceglieranno persone con competenza e conoscenza specifica dei dossier» dice l'ex governatore pugliese in collegamento con Sky Tg 24 Live in Firenze.
Con una convinzione: non c'è spazio per maggioranze anomale che tradiscano l'indicazione degli elettori. «Il percorso di Meloni è stato sempre coerente, Fdi non ha mai fatto parte di governi non eletti quindi l'unico governo possibile è quello di centrodestra».
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