Milano Quando Cesare Battisti metterà piede sul suolo italiano, la sua latitanza sarà davvero finita. Questione di poche ore. L'arrivo all'aeroporto di Ciampino del terrorista dei Proletari armati per il comunismo, catturato in Bolivia dall'Interpol, è previsto per il primo pomeriggio di oggi.
Non solo. Dopo le prime notizie sul fatto che il fuggiasco avrebbe evitato il carcere a vita in Italia (scontando invece 30 anni) grazie a un accordo tra il Brasile e l'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, l'attuale Guardasigilli Alfonso Bonafede ha assicurato: «Sarà espulso dalla Bolivia e sconterà l'ergastolo». Il modo di aggirare il patto con il Paese in cui il latitante ha vissuto negli ultimi 14 anni e dove il carcere a vita è considerato incostituzionale, sarebbe appunto di non farcelo passare. «Tornerà in Italia direttamente dalla Bolivia - ha scritto il ministro su Twitter - Così l'ex terrorista sconterà la pena che gli è stata comminata dalla giustizia italiana: l'ergastolo!». L'aereo del governo italiano, partito ieri, secondo i programmi dovrebbe rientrare a Roma con a bordo il detenuto dopo uno scalo tecnico. Battisti sarà espulso dalla Bolivia per ingresso illegale. Lo ha dichiarato ieri in una conferenza stampa il ministro dell'Interno di La Paz Carlos Romero. Che ha aggiunto: «Sarà consegnato dagli agenti boliviani dell'Interpol ai colleghi italiani e la consegna avverrà all'aeroporto Viru Viru di Santa Cruz». Una volta in Italia, il fuggitivo condannato, tra l'altro, per quattro omicidi sarà portato subito in carcere. «Presumibilmente a Rebibbia», ha detto al Tg1 Bonafede.
Una questione resta però in sospeso. L'ex esponente dei Pac ha fatto in tempo, lo scorso 21 dicembre e dopo essere fuggito dal Brasile che aveva concesso l'estradizione, a chiedere asilo politico alla Commissione nazionale per i rifugiati della Bolivia (Conare). Il Guardasigilli italiano ha sottolineato la «piena collaborazione» delle polizia e del governo del Paese sudamericano e il fatto che le richieste di Battisti sono state respinte. Il Difensore civico boliviano tuttavia non esclude il ricorso contro l'espulsione decisa da La Paz. «Non è stato fatto un colloquio e non è stato apposto un rifiuto» alla richiesta di asilo, spiega in una nota.
Su Cesare Battisti pendeva un ordine di cattura internazionale e di esecuzione della pena emesso anni fa dalla Procura generale di Milano. Organo giudiziario che è competente quindi per la procedura di esecuzione (dei due ergastoli e delle altre condanne minori) e per la cattura. Il fascicolo è affidato al sostituto pg Antonio Lamanna e supervisionato dall'avvocato generale Nunzia Gatto e dal procuratore generale Roberto Alfonso. Le indagini sono state fatte dalla Digos di Milano. Una quindicina di dispositivi tra telefoni, tablet e pc, intestati a prestanome e con cui il fuggitivo si sarebbe anche connesso ai social, era stata messa sotto controllo. Le indagini continuano per individuare la rete di persone, circa dieci, che hanno protetto e agevolato la latitanza del terrorista. Ci sono boliviani, brasiliani e italiani.
«Fare i latitanti implica una serie di spostamenti e contatti, la nostra presenza assidua sul territorio e il monitoraggio costante ci ha consentito di rintracciarlo e di stargli addosso», ha spiegato il direttore del Servizio centrale anti terrorismo Lamberto Giannini.
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