Milano «La misura è colma». Prima era un'indiscrezione buona per i retroscena, adesso lo si dichiara apertamente: la pazienza è finita, il governo può andare a farsi benedire, per i leghisti del Nord.
Lombardia e Veneto vogliono l'autonomia, non si accontentano più delle «chiacchiere». Quelli che erano mugugni sono diventate aperte contestazioni, che si possono ascoltare dalla viva voce dei governatori nordisti. «Se queste sono le premesse non firmiamo», avverte il lombardo Attilio Fontana. «Ci sentiamo presi in giro» sbotta il veneto Luca Zaia.
L'insofferenza per l'inconcludenza romana serpeggiava da mesi. Gli ultimatum si erano succeduti come i fogli del calendario, ma il governo aveva sempre risposto con la «melina». Dopo vertice di ieri, risoltosi nell'ennesima delusione, Lombardia e Veneto non fanno più niente per nascondere la rabbia. «Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell'esito del vertice - scandisce Fontana - Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma, se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l'intesa».
«Sono basito davanti all'ennesimo rinvio» dichiara Luca Zaia, spiegando che «i cittadini hanno ragione ad arrabbiarsi». E aggiunge, senza troppi riguardi: «Vedere che le riunioni del presidente del Consiglio producono il nulla, se non conferenze stampa e dichiarazioni, direi che è poco rispettoso di 2milioni e 328mila veneti che sono andati a votare».
I due presidenti hanno stile diverso, ma la partita è condivisa. Lombardia e Veneto hanno celebrato il referendum consultivo lo stesso giorno, il 22 ottobre 2017. «Sono passati 636 giorni - calcola Zaia - abbiamo fatto tutta l'attività propedeutica, svolta in tempi non sospetti, già un anno fa, non è possibile che il governo si riunisca una volta alla settimana e ogni volta disfa quanto fatto la settimana prima, è una presa in giro» aggiunge il «doge» veneto. Lombardia e Veneto hanno detto «sì» a un'autonomia prevista dalla Costituzione: i lombardi sono andati al voto con un'affluenza del 38%, approvando al 96%, i veneti sono andati alle urne al 57%, e hanno approvato la proposta con un 98% che non lascia molti dubbi. Zaia ha condotto la battaglia referendaria in prima persona. Fontana l'ha ereditata dal predecessore, Roberto Maroni e l'ha messa al centro della sua agenda politica.
L'intesa lombardo-veneta, poi, è stata cementata dalla vittoria olimpica del ticket Milano-Cortina, che ha visto in prima fila Comuni e Regioni, e defilata - per non dire ostile - la componente governativa grillina.E ora, annusata l'aria di una latente crisi di governo, qualcuno nella Lega spera che sia la volta buona: rottura davvero con i grillini - mai così poco amati - e poi dritti al voto.
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