«Sono ancora frastornata, e sto cercando di riprendermi». Come esordio non c'è male, per colei che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo, come si vedrà) essere l'ultima e definitiva candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria.
Si chiama Maria Antonietta Ventura, viene da una ricca famiglia imprenditoriale (è presidente del Cda di un gruppo che lavora nell'armamentario ferroviario), e su di lei - dopo settimane di lacerazioni e il ritiro del candidato dem scelto dal territorio, Nicola Irto - è caduta la scelta di Roma. Una scelta concordata a tavolino tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, e piovuta ieri sul Pd calabrese, che non ne sapeva nulla. E che ieri era più «frastornato» della candidata, e si è rivoltato contro «l'operazione verticistica», chiedendo chiarimenti al Nazareno. Che ha convocato una riunione di emergenza per tentare di richiamare all'ordine i suoi. Avrebbe dovuto partecipare anche Letta, che però era a Barcellona e ha preferito un incontro con Luigi Di Maio (sul futuro della Ue e i rapporti con Biden, spiegano al Nazareno). I ribelli si sono dovuti accontentare del responsabile enti locali Francesco Boccia: «Lo so, abbiamo dovuto accettare il sacrificio del nostro candidato Irto, ma lo abbiamo fatto in nome di un'alleanza più larga», ha spiegato.
Il problema, fanno notare i dem calabresi, è che quest'«alleanza larga» non si capisce dove sia: Italia viva e metà Leu corrono per conto proprio, le famose Sardine che il vicesegretario dem voleva coinvolgere (e che in Calabria contano forse i voti di alcuni parenti stretti della locale esponente) hanno subito mandato a quel paese il centrosinistra. E i Cinque Stelle? In Calabria erano già ridotti al lumicino: 6% alle ultime regionali, un anno fa. Ora poi i loro già scarsi elettori superstiti si butteranno sul candidato populista De Magistris (in fuga da Napoli e in cerca di un lavoro), ed è persino in dubbio che riescano a presentare una lista.
«Andiamo dritti verso una sconfitta clamorosa», sintetizza un parlamentare Pd di Calabria. «Nulla da dire sulla candidata, donna perbene. Ma il metodo verticistico usato è totalmente sbagliato», attacca l'ex governatore dem Oliverio.
La verità, spiega un esponente Pd, è che «la Calabria è stata sacrificata sull'altare dell'accordo con M5s a Napoli, per provare a vincere almeno lì: Provenzano e Boccia hanno lavorato per far ritirare un candidato di livello come Irto con il solo scopo di tener buono De Magistris, che altrimenti avrebbe candidato una sua testa di legno a Napoli, e di ottenere il via libera di Conte e Fico a Gaetano Manfredi».
Ora, archiviata la Calabria (dove si dà per scontata la vittoria del candidato di Forza Italia Occhiuto), al Nazareno si attende con il fiato sospeso l'esito delle primarie di Roma e Bologna. A Roma è certa la nomina dell'ex ministro Roberto Gualtieri, ma la preoccupazione si concentra sull'affluenza: si puntava a superare i 50mila partecipanti, ma le preregistrazioni per il voto, a ieri, erano circa 3mila. Molto basse: le proiezioni parlano di 30mila possibili votanti.
Gualtieri poi se la dovrà vedere con la forte concorrenza di Carlo Calenda e con il M5s schierato, Conte in testa, per la Raggi, oltre che ovviamente con il candidato di centrodestra. A Bologna, invece, si prefigura un'affluenza più alta, grazie allo scontro tra il candidato di apparato Lepore e un'outsider assai popolare come Isabella Conti. Domenica di fuoco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.