«Unitario» e «inclusivo»: così sarà, promettono al Nazareno, il nuovo Pd targato Elly Schlein. Unitario perché il principale antagonista della neo-segretaria, Stefano Bonaccini, ha siglato un patto con la sua ex rivale: ha accettato la carica di presidente, ed è deciso a entrare nella segreteria, il «governo» del partito, con alcuni dei suoi: dall'europarlamentare Pina Picierno all'emiliano Davide Baruffi. Con la bonacciniana Simona Bonafè in rampa di lancio per il posto di capogruppo alla Camera.
Il patto è stato stipulato su un comune interesse: «Un tentativo vero di superare le correnti», dice lui, che comprensibilmente ce l'ha a morte con tutti i membri della storica «Cupola» dem (da Dario Franceschini a Andrea Orlando a Nicola Zingaretti a Pierluigi Bersani) che hanno sponsorizzato Elly contro di lui. Una guerra dichiarata «a cacicchi e capibastone», dice Schlein, che ha fretta di liberarsi di una tutela ingombrante che può offuscarne l'immagine, in vista della decisiva partita delle elezioni europee 2024, in cui conta non solo di sbaragliare M5s ma anche di superare il partito di Giorgia Meloni.
«Inclusivo» perché la segretaria Pd punta su tutto ciò che può dare l'idea del rinnovamento: giovani, donne, esponenti di movimenti più o meno vitali (le Sardine, ad esempio, sono morte e sepolte nella realtà, ma i loro giulivi superstiti fanno colore, e quindi sono stati piazzati in Direzione e forse troveranno posto persino in segreteria), ambientalisti o attivisti Lgbt: Alessandro Zan, padre dell'omonimo ddl, sarà in segreteria.
La faticosa composizione della Direzione (175 membri eletti, più un altro centinaio «di diritto») è servita a tener buone le correnti e a saldare i debiti. Così, ad esempio, sono entrati Susanna Camusso (che ha contribuito a mobilitare lo Spi, il sindacato pensionati della Cgil che ha mandato i suoi ai gazebo a votare per Schlein) e gli esponenti di Articolo 1 - gli scissionisti della Ditta dalemian-bersaniana - Arturo Scotto e Alfredo D'Attore. Anche se in segreteria, al posto loro, è dato in pole position il più solido Nico Stumpo. In quota Franceschini sono entrati in 20: in segreteria dovrebbe però esserci, con la responsabilità degli Esteri, Marina Sereni, e non la moglie dell'ex ministro Michela De Biase, troppo influente nel Lazio per i gusti della neo-segretaria. Che addirittura punta a «commissariare» il partito romano, di cui diffida profondamente, attraverso la fida Marta Bonafoni, consigliera regionale movimentista già vicina a Zingaretti, che entrerà in segreteria e cui è stato promesso anche un posto da capolista alle Europee. Per Orlando una decina (incluso il tesoriere), 15 per Zingaretti, sei per Provenzano. Il cui fido Marco Sarracino è già diventato schleiniano a tutto tondo, e entrerà in segreteria.
Il vice-segretario dovrebbe essere l'ex vendoliano, ex Lista Tsipras ed ex zingarettiano Marco Furfaro. La cui compagna, Mariapia Pizzolante (già responsabile delle Feste dell'Unità ma non candidata alle politiche perchè a Furfaro venne posta l'alternativa: «O ti candidi tu o candidiamo lei») ha avuto come premio di consolazione un posto in Direzione.
Alla
porta di Elly bussa anche la rediviva Rosy Bindi: «Brava segretaria, condivido tutto ma serve più coraggio contro le correnti», dice. Offrendosi come bandiera del «rinnovamento», hai visto mai che servano energie fresche.
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