Il Pd è nel caos ovunque ma per la Serracchiani è tutto ok

Dalle dimissioni dei vicesindaci di Milano e Roma all'autosospensione del governatore Crocetta il Pd frana in tutta Italia

Il Pd è nel caos ovunque ma per la Serracchiani è tutto ok

“Il nostro compito è di ricucire tra Crocetta e buona parte del Pd siciliano nell’interesse di governare al meglio. Ma siamo rispettosi delle decisioni locali”. Così Debora Serracchiani, intervistata dall’Unità, commentava il dibattito interno del partito a livello locale sulle difficoltà nel sostenere il governatore Rosario Crocetta. A poche ore di distanza, dopo la pubblicazione da parte dell’Espresso dell’intercettazione compromettente che ha portato Crocetta ad autososospendersi, la Serracchiani ha usato parole dal tono tutt’altro che concilianti per il governatore. "Un paladino dell'antimafia come Crocetta - ha scritto su Twitter - sa che i silenzi possono fare più male delle parole. A Lucia Borsellino tutta la mia solidarietà”. Non proprio una frase degna di chi vuole svolgere il ruolo di mediatore.

Ma in quell’intervista la Serracchiani ha minimizzato i problemi che il Pd sta attraversando da Milano fino alla Sicilia, passando per Roma, come di “criticità diverse tra loro e di natura locale”. Per il vicesegretario, le dimissioni del vicesindaco di Milano dipendono solo da “un’incrinatura del rapporto di fiducia” con il sindaco. E non è un problema neppure il fatto che la mancata ricandidatura di Pisapia possa portare a una faida interna dentro il Pd anche perché non è nemmeno detto che il suo successore sia scelto con le primarie. Una scelta che farebbe cadere una volta per tutte il mito che ha portato Renzi al governo del partito e del Paese. Le primarie, infatti, come dimostra la vittoria di Vincenzo De Luca in Campania, non hanno portato la rottamazione anche a livello locale ma la Serracchiani è ottimista: “Come governatore e come vicesegretario, - dice - incontro sui territori un partito fortemente rinnovato”. Peccato solo che la minoranza faccia di tutto per fermare il rinnovamento proprio in casa del premier facendo fuori il sindaco di Sesto Fiorentino, la fedelissima renziana della prima ora Sara Biagiotti.

Ma il caso più scottante è ovviamente quello di Roma. Con le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri sono 7 (su 12) i membri della giunta che hanno abbandonato Marino nell’arco degli ultimi due anni. Dall’inizio dell’inchiesta di Mafia Capitale alla pubblicazione della relazione del prefetto Franco Gabrielli c’è stata un’ecatombe di esponenti locali del Pd romano. Il partito è stato commissariato e dato in gestione a Matteo Orfini. Mosse rivendicate con orgoglio dalla Serracchiani secondo cui il Pd a Roma “ha preso di petto la situazione con gli strumenti più radicali, facendo un controllo capillare delle tessere e dei circoli” ma ora “serve una risposta rapida da dare ai romani, a tutti gli italiani e ai tanti che vengono a visitare la città”. Un discorso che non farebbe una piega, visto con l’ottica dei democratici, se non fosse per l’aggettivo “rapida”. Orfini, infatti, aveva rassicurato che la fase 2 della giunta Marino sarebbe iniziata subito dopo che Gabrielli avesse tratto conclusioni, mentre ora tutto viene rimandato a dopo la decisione definitiva del ministro Alfano che dovrebbe arrivare entro fine mese. Nel frattempo si rincorrono le voci che vedono Nichi Vendola come prossimo vicesindaco e contemporaneamente anche quelle di un sempre più probabile appoggio esterno di Sel. Voci discordanti e contradditorie che aggravano il caos e la paralisi amministrativa della città in attesa che parli Matteo Renzi.

L’appuntamento per tutti gli appassionati della “telenovela Capitale” la sera del 28 luglio alla Festa dell’Unità romana quando l’ospite d’onore sarà proprio il segretario-premier. Sarà quello il momento del giudizio finale per Ignazio Marino?

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