Il Pd si barrica sul ddl omofobia: niente trattativa e si va alla conta

Vana la mediazione di Ostellari, prova muscolare dei dem: si va in Aula il 13 luglio. Letta esulta: "Avanti, i voti ci sono". Ma rischia il flop. Salvini: "Se verrà affossato è colpa sua"

Il Pd si barrica sul ddl omofobia: niente trattativa e si va alla conta

Il Pd cerca lo scontro muscolare sul ddl Zan. Si va in Aula il 13 luglio con il rischio di una maggioranza risicata per l'approvazione: bocciata la proposta di mediazione avanzata dal presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari. Dopo tre riunioni, due capigruppo e un vertice ristretto Pd-Leu e M5s, falliscono tutti i tentativi di trovare un compromesso. L'ultima conferenza dei capigruppo si riunisce alle 15, dopo un'altra seduta andata a vuoto alle 11, e la fumata è nera. La conferenza vota a maggioranza per la calendarizzazione del ddl Zan. Nell'intervallo tra le due riunioni si apre uno spiraglio. Ma il tavolo politico Pd-M5s-Leu fa saltare la trattativa. E nel tardo pomeriggio si va in Senato per dare il via libera alla calendarizzazione: l'esame del Ddl Zan contro l'omotransfobia inizierà il 13 luglio. Bocciati i calendari alternativi proposti da Fdi e Lega.

Il Partito democratico, appoggiato da M5s e Leu, si impunta su una battaglia ideologica e proverà a superare lo scoglio di Palazzo Madama. Enrico Letta ordina ai suoi di andare avanti a testa bassa e far saltare tutte le trattative. Iv si smarca e ipotizza la bocciatura del testo: «Si è deciso di votare un calendario a maggioranza, spaccando quella che sostiene il governo Draghi e mettendo a repentaglio il provvedimento perché la legge rischia di non essere approvata», denuncia il capogruppo dei senatori di Iv Davide Faraone. Un'altra crepa si apre a sinistra con Stefano Fassina (Leu) che evidenzia «il rischio di incostituzionalità per la legge». Il Pd festeggia e chiede agli alleati di giocare a carte scoperte. «Calendarizzato il Ddl Zan? Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo», twitta il segretario dem. «In Parlamento ognuno è responsabile di quello che fa - replica Matteo Salvini -. Se la legge verrà affossata, il nome e cognome di colui che ha impedito che il Parlamento approvasse all'unanimità la tutela della libertà d'amore e dei diritti civili è il signor Letta. Perché gli è stata proposta, non una, ma dieci volte la possibilità di dialogo, di mediazione, perfino dai gruppi autonomisti del centrosinistra, perfino dai renziani, senza dimenticare il Vaticano da cui è arrivato l'appello». Il presidente Ostellari aveva infatti avanzato un'ipotesi di mediazione: tra le modifiche quella dell'articolo 1 che non prevede più definizioni, ma finalità della legge, mentre sparisce l'identità di genere. E poi anche lo slittamento di 24 ore del voto in Senato per la calendarizzazione: una proposta che aveva incassato i complimenti di Faraone. I renziani spingono per una mediazione ma alla fine votano per la calendarizzazione del provvedimento. Lega e Forza Italia propongono il rinvio di una settimana, dal 13 al 22, dell'esame della legge. Nulla da fare.

Ora la parola passa al pallottoliere. Voti segreti e ostruzionismi sono le due insidie che possono affossare la legge. «In aula il ddl Zan ha chance di approvazione? La vedo molto difficile, sarà difficile per questo Paese, per avere una legge che noi volevamo e che qualcuno non vuole. Continuerò a fare il presidente, senza farmi tirare dalla giacca da nessuno», commenta Ostellari, relatore della legge. In Aula, durante il dibattito per la calendarizzazione, la tensione sale. Fioccano gli appelli per evitare la conta. «Se si vogliono introdurre logiche di mercato, come il genere neutro, che rende più facile vendere lo smalto nero agli uomini, allora noi non ci stiamo», attacca il leghista Massimiliano Romeo.

Accuse che il capogruppo dei dem Simona Malpezzi respinge: «Calendarizzare il ddl Zan non è una forzatura come dice il centrodestra. Quella presentata da Andrea Ostellari non è una mediazione e questo dibattito non ha niente a che fare con la maggioranza di governo».

Ribatte Licia Ronzulli di Fi: «Forzando la mano sulla calendarizzazione in Aula senza modifiche del ddl Zan sinistra e Movimento 5 Stelle confermano che la loro priorità è solo quella di piantare una bandierina». Mentre il capogruppo di Fdi Luca Ciriani promette: «La nostra posizione sarà molto dura con tutti gli strumenti che il regolamento ci consente». Il 13 luglio in Aula la resa dei conti.

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